(di Enrica Piovan)
Dallo stop alla Fornero alle minime a
1.000 euro per tutti, fino alle nuove 'quote'. Sul tema caldo
delle pensioni le promesse dei partiti animano la campagna
d'agosto. Ma ci sono alcuni aspetti che rischiano di complicare
i programmi: il governo che verrà dovrà infatti fare prima di
tutto i conti con alcune variabili che sono destinate a far
gonfiare la spesa per pensioni nei prossimi anni: dall'effetto
dell'inflazione, fino all'incertezza legata allo scenario
avverso di una possibile situazione di carenza di gas.
A fare il punto sulla spesa pensionistica è l'ultimo rapporto
della Ragioneria dello Stato sulle tendenze di medio e lungo
periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, un
documento che entra nel dettaglio in modo analitico rispetto
alle indicazioni generali del Def. La situazione attuale vede
una spesa pensionistica che, dopo essere aumentata negli ultimi
anni fino al picco del 2020 (17% del Pil), torna quest'anno a
ripiegare su un livello del 15,7%, comunque oltre 0,5 punti di
Pil superiore al 2018 (dal 2015 è iniziata una tendenza di
riduzione, che scontando anche l'aumento dei requisiti di
pensionamento, è arrivata a raggiungere un minimo relativo del
15,2% nel biennio 2017-18).
Ad incidere sull'aumento della spesa, oltre alla forte
contrazione dei livelli di Pil per l'emergenza sanitaria, anche
gli effetti della riforma delle pensioni con quota 100 e, in
misura molto inferiore quota 102, si spiega nel rapporto in cui
si prevede che nel 2023 la spesa cresca "significativamente"
portandosi al 16,2% del Pil, compici gli effetti della
"significativa maggiore indicizzazione" delle prestazioni a
causa della fiammata oltre le previsioni dell'inflazione.
E proprio il caro-prezzi rischia di cambiare le previsioni
per i prossimi anni, facendo muovere verso l'alto la curva
relativa alla spesa pensionistica. Nello scenario che tiene
conto dello shock inflazionistico (la previsione Def 2022, che
ipotizza per il 2022-23 che il deflatore dei consumi aumenti del
5,8% e del 2,0%), si evidenzia che "il deterioramento del quadro
macroeconomico e l'impatto dello shock sui prezzi delle materie
prime produce effetti non trascurabili sulla spesa per pensioni
in rapporto al Pil". E così, a seguito del meccanismo di
indicizzazione ai prezzi dei trattamenti pensionistici, la spesa
per pensioni nel biennio 2023-2024 è in aumento di oltre 0,7
punti percentuali di Pil rispetto alla precedente previsione. A
conti fatti, in soldoni, si tratta di circa 13 miliardi di
maggiore spesa. Gli effetti dello shock verrebbero poi "solo
lentamente riassorbiti nell'arco di un ventennio", con un
incremento degli oneri in media di 0,4 punti di Pil nel periodo
2022-2045. Tradotto in euro sono oltre 7,6 miliardi in più
l'anno.
Ma con le incertezze legate al perdurare del conflitto in
Ucraina, c'è anche un altro scenario di rischio, quello legato
alle forniture di gas. Nello scenario avverso denominato
'Carenza di gas', prospettando un blocco generalizzato delle
importazioni dalla Russia da aprile 2022 fino a tutto il 2023,
"la spesa per pensioni in rapporto al Pil aumenta velocemente, a
causa dell'indicizzazione dei trattamenti all'inflazione, di 0,7
punti percentuali nel 2023 e di 1 punto percentuale di Pil nel
2024, attestandosi al 17,1% del Pil". Nello scenario che
ipotizza uno shock addirittura più severo e prolungato, poi, la
spesa per pensioni crescerebbe "ancor più marcatamente" nel
prossimo biennio: "l'indicizzazione dei trattamenti
pensionistici all'inflazione e il crollo del Pil reale - si
spiega - produce un incremento di spesa, di 1 punto percentuale
di Pil nel 2023 e di 1,1 punti nel 2024". In entrambi gli anni,
la spesa si attesta su un livello massimo pari al 17,2% del Pil.
E negli anni successivi resterebbe più elevata rispetto ai
livelli previsti dello scenario normale almeno fino al 2032.
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