Oltre venti dipendenti della Banca
d'Italia licenziati fra cui una donna, Maria Giorgina Sacerdoti,
il figlio del famoso sindaco di Roma Ernesto Nathan e la fine
della collaborazione con il grande economista Giorgio Mortara. A
loro, colpiti dalle leggi razziali emanate dall'Italia fascista
nel 1939, ha reso omaggio il direttore dell'istituto centrale
Luigi Federico Signorini nell'evento 'Incontro con Lia Levi:
dall'esperienza personale alla memoria collettiva', con
l'autrice del libro "Una bambina e basta".
Signorini rievoca così Giuseppe Nathan, allontanato, esule in
Australia e poi rientrato nel nostro Paese nel 1940, riassunto
poi nel 1944. E quindi Maria Giorgina Sacerdoti che il
governatore dell'epoca Azzolini sostenne privatamente con dei
sussidi negli anni di guerra, scampata per un soffio al
rastrellamento nazifascista del Ghetto nell'ottobre 1943,
riammessa in banca nel 1946 fino al pensionamento del 1949.
"Vedendo gli appunti per questo intervento - ha affermato
Signorini con una nota personale - , mi sono reso conto" che la
"mia bisnonna potrebbe essere stata parente di quella Giorgina
Sacerdoti che fu licenziata dalla Banca d'Italia: aveva lo
stesso cognome, era nata nella medesima piccola città".
La sorte della Sacerdoti fu simile a quella di 14 degli
impiegati estromessi che furono riassunti e si videro
ricostruita la carriera. Quindi Signorini ricorda brevemente la
vicenda Mortara le "cui idee e l'azione furono fondamentali per
il rafforzamento e
la riorganizzazione del Servizio Studi nel 1936, all'indomani
dell'emanazione della legge bancaria". Partito per il Brasile,
con la famiglia, al principio del 1939, inviò poi un telegramma
di sostegno al governatore al processo celebrato contro Azzolini
nel 1944, accusato di aver collaborato con i tedeschi e aver
loro consegnato le riserve auree nel 1943. A favore testimoniò
anche Nathan ma Azzolini fu condannato a 30 anni per usufruire
poi dell'amnistia nel 1946 mentre nel 1948 la sua condanna fu
annullata in Cassazione.
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