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Bankitalia ricorda i dipendenti colpiti dalle legge razziali

Bankitalia ricorda i dipendenti colpiti dalle legge razziali

Dg Signorini, furono oltre venti e il grande economista Mortara

ROMA, 23 febbraio 2024, 14:00

Redazione ANSA

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Oltre venti dipendenti della Banca d'Italia licenziati fra cui una donna, Maria Giorgina Sacerdoti, il figlio del famoso sindaco di Roma Ernesto Nathan e la fine della collaborazione con il grande economista Giorgio Mortara. A loro, colpiti dalle leggi razziali emanate dall'Italia fascista nel 1939, ha reso omaggio il direttore dell'istituto centrale Luigi Federico Signorini nell'evento 'Incontro con Lia Levi: dall'esperienza personale alla memoria collettiva', con l'autrice del libro "Una bambina e basta".
    Signorini rievoca così Giuseppe Nathan, allontanato, esule in Australia e poi rientrato nel nostro Paese nel 1940, riassunto poi nel 1944. E quindi Maria Giorgina Sacerdoti che il governatore dell'epoca Azzolini sostenne privatamente con dei sussidi negli anni di guerra, scampata per un soffio al rastrellamento nazifascista del Ghetto nell'ottobre 1943, riammessa in banca nel 1946 fino al pensionamento del 1949.
    "Vedendo gli appunti per questo intervento - ha affermato Signorini con una nota personale - , mi sono reso conto" che la "mia bisnonna potrebbe essere stata parente di quella Giorgina Sacerdoti che fu licenziata dalla Banca d'Italia: aveva lo stesso cognome, era nata nella medesima piccola città".
    La sorte della Sacerdoti fu simile a quella di 14 degli impiegati estromessi che furono riassunti e si videro ricostruita la carriera. Quindi Signorini ricorda brevemente la vicenda Mortara le "cui idee e l'azione furono fondamentali per il rafforzamento e la riorganizzazione del Servizio Studi nel 1936, all'indomani dell'emanazione della legge bancaria". Partito per il Brasile, con la famiglia, al principio del 1939, inviò poi un telegramma di sostegno al governatore al processo celebrato contro Azzolini nel 1944, accusato di aver collaborato con i tedeschi e aver loro consegnato le riserve auree nel 1943. A favore testimoniò anche Nathan ma Azzolini fu condannato a 30 anni per usufruire poi dell'amnistia nel 1946 mentre nel 1948 la sua condanna fu annullata in Cassazione.
   

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