Riparte il confronto sulle pensioni tra governo e parti sociali. E si riapre la discussione su come superare la legge Fornero e su quali strumenti mettere in campo per assicurare una maggiore flessibilità in uscita, rispondere ai giovani e alle donne, più penalizzati da carriere discontinue. Temi che arrivano sul tavolo convocato dalla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, che vede prima le imprese e poi i sindacati, ma che nel merito saranno affrontati nell'ambito di incontri specifici, anche perché - viene ripetuto - le possibili soluzioni potranno essere valutate solo in base alle risorse che verranno messe a disposizione, tenendo conto della sostenibilità finanziaria. Ma è gelo di Cgil e Uil.
Tra i temi c'è anche quello di uno strumento unico per gli esodi incentivati, le uscite dei lavoratori dalle aziende in anticipo rispetto al raggiungimento dei requisiti per la pensione. Lo strumento potrebbe essere costruito sul modello del contratto di espansione (che prevede anche assunzioni in rapporto alle uscite, puntando dunque sul ricambio generazionale), la cui durata sarà da stabilire, anche in questo caso, in base alle coperture disponibili. Quattro i primi capitoli su cui, intanto, si apriranno i confronti specifici che dovrebbero partire a luglio: flessibilità in uscita, focus sui giovani, separazione tra previdenza e assistenza, previdenza complementare. Sull'esito dell'incontro al ministero il primo giudizio dei sindacati è divergente.
Duro il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: "Un incontro totalmente inutile" e "negativo", nel corso del quale "hanno ridetto le cose di gennaio e sulle risorse per fare una trattativa vera non ci hanno risposto. Il governo non ha la volontà di aprire la trattativa e il ministro non ha alcun mandato", sostiene Landini tornando in generale a non escludere alcuno strumento, neanche lo sciopero, in assenza di risposte dal governo. Anche il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sottolinea che "non ci sono risultati concreti, su nessun tema. Neppure su Opzione donna" richiamando il presidio di un gruppo di donne rimaste davanti al ministero per chiedere il ripristino dei vecchi requisiti (uscita con 58-59 anni di età e 35 anni di contributi). "Saremo presenti a tutti gli incontri in attesa di avere dati, risposte e risorse. Ma finora ci sono solo affermazioni di principio. Chiacchiere e distintivo non ci servono", insiste.
Il leader della Cisl, Luigi Sbarra, pur parlando di incontro "interlocutorio" considera invece "positivo" il riavvio del tavolo "perché ci ha consentito di riannodare i fili del confronto. Ho apprezzato la disponibilità e l'impegno del governo - evidenzia - a muoversi per cambiare la legge Fornero, superando le rigidità e aprendo un percorso che guardi a flessibilità, sostenibilità e inclusività" in vista della legge di Bilancio. Anche per l'Ugl "la ripresa del confronto è positiva. La riforma Fornero è sbagliata e non è equa".
Ripresa "importante" sottolinea, dal fronte imprenditoriale, anche Confcommercio chiedendo che si vada verso una riforma strutturale. Ed è proprio su come garantire più flessibilità in uscita che bisognerà sciogliere uno dei nodi principali: se prorogare Quota 103 (almeno 62 anni di età e 41 di contributi) in vigore fino a fine anno, se introdurre Quota 41 (l'uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età) o dai 62 anni di età - come chiedono i sindacati -, garantire una pensione di garanzia per i giovani, sconti contributivi per le donne lavoratrici, estendere la platea dei lavori gravosi e usuranti e rendere l'Ape sociale strutturale.
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