Nei primi sei mesi del 2022, il costo
che l'Italia ha sostenuto per rifornirsi di greggio dall'estero
è salito del 79,3% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Incremento che non tende a rallentare e che è stato
ulteriormente appesantito dall'indebolimento dell'Euro nei
confronti del Dollaro Usa. Lo scrive in un comunicato l'Unem
(Unione energie per la mobilità), associazione di categoria
delle società italiane dei carburanti.
Nei primi sei mesi 2022, l'Italia ha importato 30 milioni di
tonnellate di petrolio, con un incremento del 13% rispetto allo
stesso periodo 2021. Il primo paese fornitore è stata la Russia,
a causa della particolare situazione della raffineria Isab di
Priolo Gargallo, nel Siracusano (di proprietà Litasco-Lukoil),
che da mesi importa solo petrolio russo, non avendo al momento
altre possibilità di approvvigionamento. Al netto di ciò, il
peso della Russia sarebbe limitato a pochi punti percentuali.
Nel primo semestre sono già 23 i paesi che hanno rifornito di
greggio l'Italia.
A giugno 2022 i consumi petroliferi sono cresciuti del 3,1%
rispetto allo stesso mese del 2021, con una ripresa in
particolare per il jetfuel, che però ancora non ha raggiunto i
volumi pre-covid. Volumi complessivi in linea (+0,3%) anche se
confrontati con giugno 2019 (periodo di pre-pandemia).
A giugno 2022 le vendite di carburante (benzina + gasolio +
gpl), sono cresciute dello 0,5% rispetto allo stesso mese del
2021. Il confronto risulta positivo anche se confrontato con
giugno 2019 (periodo pre-pandemico) con una variazione del +4%.
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