E' muro contro muro tra Grecia ed Eurogruppo, con i ministri che perdono la pazienza e lanciano un ultimatum ad Atene: ha fino a venerdì per decidere se vuole un'estensione dell'attuale programma di aiuti oppure preferisce essere lasciata sola a se stessa, con le scadenze che da marzo non potrà onorare. Se non chiederà l'estensione, non potrà contare nemmeno sul Fondo monetario internazionale, che senza programma - e quindi controllo - europeo, chiuderà i cordoni della borsa. Ma nonostante i toni duri, per il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan non c'è un rischio 'Grexit'. La riunione che avrebbe dovuto trovare una base comune su cui costruire il futuro dell'assistenza europea alla Grecia si preannunciava una maratona negoziale e invece finisce, a sorpresa, prima del previsto. L'Eurogruppo rimette di nuovo sul tavolo la proposta di estensione del programma di aiuti e i greci la rigettano di nuovo, come mercoledì scorso. "Assurde, inaccettabili", le definisce il Governo di Alexis Tsipras che non vuole sentir parlare di 'programma attuale'. "Siamo stati eletti proprio per cambiare il programma, non per portarlo a termine", ha detto il ministro delle finanze Yanis Varoufakis. Ma per l'Europa non c'è alcuna alternativa all'estensione del programma attuale: "L'estensione è l'unica strada", ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici che ha invitato i greci ad essere "logici e non ideologici", perché il problema non è la fraseologia ma trovare "un terreno comune".
I tentativi di avvicinare le parti, prima dell'inizio ufficiale della riunione, sono stati parecchi. Varoufakis ha incontrato il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, e poi Dijsselbloem, Moscovici, e anche Draghi. Ma una volta iniziata la riunione, il presidente dell'Eurogruppo ha capito subito che la distanza era ancora troppo profonda per tentare una maratona che portasse ad un accordo. Varoufakis racconta che solo l'incontro con Moscovici lo aveva fatto ben sperare. Il commissario gli aveva sottoposto una bozza di comunicato che conteneva tutti gli elementi giusti: un piano 'intermedio' invece di un'estensione, il controllo della Commissione invece della ex Troika. A quelle condizioni, spiega il ministro al termine dell'Eurogruppo, sarebbe stato pronto a firmare subito. Ma una volta nella sala, con tutti gli altri 18 partner, Dijsselbloem gli propone una bozza differente, "che ci portava indietro a mercoledì scorso". I greci la respingono al mittente, alcuni ministri si esprimono in modo duro contro di loro: "C'era disappunto tra i ministri", spiega Dijsselbloem che mette fine alla riunione prima che l'atmosfera diventi rovente. "Sta ora ai greci chiedere un'estensione del programma, e allora si potrà decidere un nuovo incontro", ha detto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Ma il nuovo appuntamento deve essere massimo venerdì, perché altrimenti non ci sarebbero i tempi tecnici per far approvare un'estensione a quei Paesi che devono sottoporla ai loro Parlamenti come Germania e Finlandia. Varoufakis, convinto che il problema dell'Europa sia "un Governo che mette in discussione" un programma fatto da lei, è ottimista su un accordo "nei prossimi due giorni, perché non vogliamo arrivare ad un punto morto".
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