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Totoleone tra Povere creature, Dogman, Io capitano, Enea

Totoleone tra Povere creature, Dogman, Io capitano, Enea

A capo della giuria Chazelle il presidente più giovane di sempre

VENEZIA, 07 settembre 2023

di Francesco Gallo

ANSACheck

Mostra del cinema di Venezia, 'Io, capitano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostra del cinema di Venezia,  'Io, capitano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostra del cinema di Venezia, 'Io, capitano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Povere Creature!, Dogman, The Green Border e, per l'Italia, Io capitano ed Enea. Potrebbe essere questa la cinquina di un possibile TotoLeone dell'80/a edizione della Mostra del Cinema che si chiude sabato. E tutto questo considerando una cosa non da poco: Damien Chazelle, classe 1985 e premio Oscar con La La Land, è il più giovane presidente di giuria del festival fin dalla sua nascita.

 

 



    Intanto impossibile immaginare che Povere creature! non faccia gol, ovvero non entri nel palmares di quest'anno. Il problema semmai è un altro, a chi si darà il premio? All'incredibile Emma Stone o al film? L'attrice è straordinaria nei panni di Bella Baxter, donna riportata in vita con l'innesto di un cervello da bambina che fa di lei "una ritardata molto carina", un essere puro che scopre la sessualità naturalmente.
    Una ragazza che non sa nulla di convenzioni e regole e che va così a letto con tutti con l'entusiasmo di una ragazzina in un negozio di giocattoli.
    "Ovunque ci sia un infelice Dio gli invia un cane". Questa suggestiva frase di de Lamartine introduce Dogman di Luc Besson, favola nera con protagonista Douglas (l'eclettico e sempre luciferino Caleb Landry Jones da Coppa Volpi), un ragazzo che fin da piccolo viene chiuso in un gabbia piena di cani da un padre violento. Dopo aver perso l'uso pieno delle gambe, Douglas sempre più Joker e travestito da donna (un modo per lui di proteggersi) si ritrova a vivere su una sedia a rotelle circondato dai suoi fedelissimi cani (una cinquantina) capaci di proteggerlo come, all'occorrenza, delinquere. In The Green Border invece, di scena l'immigrazione firmata da Agnieszka Holland. Nel film, girato in clandestinità e diviso in capitoli, la regista racconta, di volta in volta, la storia di una famiglia di rifugiati siriani, sfuggiti all'Isis, di un insegnante di lingua inglese dall'Afghanistan, di una giovane guardia di frontiera e di un gruppo di volontari che cerca di aiutare rischiando ogni giorno in prima persona. Il confine verde di cui si parla è quello polacco-bielorusso. In questa terra di nessuno i migranti vengono sfruttati, percossi, abbandonati e soprattutto rimbalzati da una parte all'altra senza trovare mai un approdo.
    Sul fronte Italia, rappresentata da ben sei titoli in concorso, spicca in pole position Io capitano di Garrone. Tutto parla bene di questo film: dal tema, quello attualissimo della migrazione via mare dalla Libia all'Italia, fino alla storia, quella di due ragazzi minorenni che restano puri nonostante l'inferno di un viaggio verso un fatiscente barcone. In Enea di Pietro Castellitto potrebbero prevalere invece la freschezza e l'autorialità di un film che resta un marziano all'interno del panorama stanco di certo cinema italiano. Un trentenne che racconta la sua generazione è cosa rara in Italia. Nel caso di Castellitto si tratta della vita di Enea, ragazzo della Roma bene, legittimamente annoiato e miscuglio perfetto di ragazzo viziato, ma pieno di principi filosofici e capace di frequentare il più esclusivo circolo sul Tevere, la sua problematica famiglia borghese e trafficanti di droga.
    Potrebbero poi trovare spazio tra i premi Maestro di Bradley Cooper, biopic su Leonard Bernstein, il primo grande direttore d'orchestra nato in America e anche ovviamente straordinario musicista. Il film potrebbe correre per la Coppa Volpi da assegnare allo stesso Cooper (che interpreta Bernstein), ma ancor di più a Carey Mulligan che interpreta l'amata moglie Felicia Montealegre che regala nel film una scena in ospedale da brividi. Chance anche per la sinfonia sulla natura del premio Oscar Hamaguchi Ryusuke (Drive My Car) che ha portato al Lido Il diavolo non esiste, ovvero la storia di un villaggio di montagna che si oppone contro la costruzione di un glamping, un campeggio di lusso che porterebbe ricchezza compromettendo però il precario equilibrio della località. Mancano all'appello solo due film: Woman of di Michal Englert e Malgorzata Szumowska, storia di un uomo che vive in un corpo sbagliato e, infine, Memory di Michel Franco, che racconta di una coppia innamorata quanto problematica.
    Una considerazione a margine, quest'anno il criterio della quantità di applausi che in genere ai festival sono merce rara (anche qui a Venezia era così), è venuto meno: è stato applaudito tutto, inutile dunque farci affidamento.
   

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