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Gramsci è vivo, la destra e la ricerca della nuova egemonia

Gramsci è vivo, la destra e la ricerca della nuova egemonia

Il pamphlet di Giuli per andare oltre l'epica di Tolkien

ROMA, 16 maggio 2024

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Francesca Chiri) ALESSANDRO GIULI, 'GRAMSCI È VIVO.
    SILLABARIO PER UN'EGEMONIA CONTEMPORANEA' (Rizzoli, 160 pp, 15 euro) Un percorso di viaggio e una mappa delle intenzioni per la conduzione di un'istituzione culturale e, al tempo stesso, un sorta di ideale manifesto metapolitico di quella che potrebbe-dovrebbe essere la nuova destra.
    Si intitola "Gramsci è vivo", il pamphlet di Alessandro Giuli, giornalista ora alla guida della Fondazione MaXXi, il tempio dell'arte contemporanea nella Capitale. Proprio Gramsci. Così, senza girarci troppo intorno, per dire alcune parole chiare su quello che è divenuto l'argomento socio-culturale più dibattuto da quando Giorgia Meloni è andata al governo: la questione dell'egemonia culturale. Intesa non come mera sostituzione di simboli o di rappresentanti portatori della nuova ideologia in una logica di spoil system, ma nel segno della più autentica strategia gramsciana. Agire sul piano culturale per insediarsi nelle 'casematte' della società civile.
    Ecco quindi che il MaXXi può ben rappresentare una delle sedi di questi nuovi laboratori pre-politici e dove Giuli ha voluto "indentificare con chiarezza i confini" che sono i "valori non negoziabili e non rinnegabili che stanno al cuore della identità collettiva". E quindi, mette in chiaro Giuli, "per il MaXXi, ma nella mia concezione per l'Italia intera: il rispetto della Costituzione del 1948, dei diritti civili e del dialogo, la fede nella democrazia come necessario strumento di convivenza e luogo contemporaneo della religione civile descritta" da Leone Caetani. Insomma, "entro i confini di questi valori imprescindibili è possibile, auspicabile, superare le vecchie divisioni ideologiche tra vecchia destra e vecchia sinistra".
    Ancor di più perché, sostiene, le vecchie contrapposizioni politiche non esistono più, essendo venuta meno l'organicità di rappresentanza tra classi sociali e partiti.
    Superato il sovranismo ( "uno choc anafilattico sopraggiunto nel sistema immunitario dell'Occidente globalizzato") e il populismo al governo, si apre quindi la strada di "'un'aurora normalizzante" che consiste nel ripristino di una democrazia dell'alternanza "fondata sul confronto tra un progressismo riformista con venature radicali e un conservatorismo social-liberale". La sfida per la destra è quella di affermarsi "illuministicamente", neutralizzando quel " terribilismo assertivo degli ultimi arrivati" e di cui le recenti "varianti Vannaciste" non sono altro che "infantili declinazioni". E dunque ecco il trinomio rivoluzionario ed illuminista: per una sinistra che si ritrova sui temi dell' "eguaglianza", per una destra che ha il suo baricentro nella promozione della "libertà" nei confronti di uno Stato onnifacente, la mediazione non può che nascere da quella "fraternità" nazionale insista nelle articolazioni della società civile. Mettendo al bando "fantasticherie revansciste, reazionarie, regressive", con l'obiettivo di dichiararsi invece "i più progressisti fra i conservatori" e far transitare la nuova destra "dall'epica trasfigurata del Signore degli Anelli" verso la realtà .
   
   

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