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Crocifisso Dentello in dialogo con la madre

Crocifisso Dentello in dialogo con la madre

Denso e lieve libro di memoria che da personale si fa esemplare

ROMA, 20 aprile 2022, 09:38

(di Paolo Petroni)

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CROCIFISSO DENTELLO, ' 'TUAMORE ' ' (LA NAVE DI TESEO, pp. 124 - 17,00 euro - RIPRODUZIONE RISERVATA

CROCIFISSO DENTELLO,  	' 	'TUAMORE 	' 	' (LA NAVE DI TESEO, pp. 124 - 17,00 euro - RIPRODUZIONE RISERVATA
CROCIFISSO DENTELLO, ' 'TUAMORE ' ' (LA NAVE DI TESEO, pp. 124 - 17,00 euro - RIPRODUZIONE RISERVATA

CROCIFISSO DENTELLO, ''TUAMORE'' (LA NAVE DI TESEO, pp. 124 - 17,00 euro)

La chiama sin dall'inizio, dalla prima riga Carmela, col nome che lei non sopportava e che lui usava per provocarla e mandarla fuori dai gangheri, come fa ogni figlio giocando con la propria madre. E' già la cifra di questo libro che è un ricordo di mamma Melina, il diminutivo con cui tutti la conoscevano, ma anche un corpo a corpo con fatti e sentimenti intimi che diventano parole, scrittura, e quindi hanno un valore liberatorio.
    Un libro, nato dopo la scomparsa di lei un anno fa per un tumore, che proprio nel suo essere dolorosamente, intimamente privato acquista un valore esemplare e fa piazza pulita subito di tutta la retorica legata all'amore materno. Comincia così non dichiarandosi orfano ma: ''un vedovo, proprio come papà, perché sei stata l'unica donna della mia vita''. Così, mettendosi a nudo senza pudore, per affermare poi di essere passato dal dire mamma a chiamarla anche lui Melina, ''quando siamo diventati coetanei, quando a un certo punto ci siamo riconosciuti come due adulti''.
    Ogni notazione è quindi vera, sentita, e allo stesso tempo acquista una forza letteraria che quella verità è l'unica capace di ribadirla. Melina di particolare in particolare, restituendocene il carattere tenero e allegro, sarcastico, capace di scoppi d'ira incontenibili e di sbeffeggiare il mondo e la vita, acquista sostanza e diventa un personaggio, coinvolgente. La scrittura, col suo variare, la sua concretezza e a volte il lirismo, la riporta in vita. E dopo siamo un po' tutti orfani di questa donna che quando il figlio è bocciato in terzo liceo, va con lui a ritirare la pagella, se la prende con l'insegnante, protesta in modo facinoroso con tutta la scuola e cerca il preside, ma poi, usciti e soli, è giustamente col figlio che se la prende mollandogli ''una cinquina che gli gira la faccia'', dopo averlo pubblicamente difeso al di là di ogni ragionevolezza.
    La prima parte è allora un succedersi di ricordi che salgono alla mente, rivelatori, personali, da bambino e poi ragazzo, chiuso, sempre solitario, come fosse ''condannato agli arresti domiciliari'', da ''figlio scapolo non ho mai abbandonato il nido''. Per questo lei lo ama, e per questo lo provoca, perché è grasso, perché non ha una ragazza: ''Spero sempre che accetti caramelle dagli sconosciuti, chissà mai si fa un amico''.
    La seconda è la storia, il romanzo di Melina: ''Cerco di percorre la tua vita al di là del fatto che tu sia stata mia madre'', vista con ''maggiore consapevolezza'', ora che non c'è più. Nasce così il racconto di una ragazza siciliana dall'infanzia ''poverissima, mai abitata dalla tristezza'', quarta di otto figli, ridotta a giocare con erba e sassi, tra case che non sono case, fame e piccoli furti al mercato. Il padre che va a cercare lavoro in Germania, il nonno al nord, in quel Cesano Maderno dove pian piano riuscirà a riunire tutta la famiglia e persino a acquistare quelle quattro mura in cui Crocifisso è nato e cresciuto. E Melina intanto è stata costretta a sposare il cugino e a rinunciare a tutti i sogni che le frullavano per la testa, lei che leggeva i fotoromanzi e immaginava l'amore come lo raccontava Liala o Sveva Casati Modignani.
    E poi la parte del ''tuamore'', del tumore così chiamato per esorcizzarlo e che più volte recidivo le consumerà dolorosamente la vita, raccontato con crudo realismo e che lei, o non ne vuol parlare, o lo riduce alle sue impietose battute. Ed è anche in quest'ultimo percorso di assoluta vicinanza e partecipazione: ''Quando ti sei arresa ho pensato che in quel momento smettevo di essere figlio'', cioè di ''essere amato senza riserve'', che questo libro serve a Dentello per mettersi davanti al proprio dolore, senza paura ''perché il dolore è memoria'' e lo aiuta a compiere quel viaggio alla ricerca della Melina che è in lui, arrivando a indossarne la vestaglia.
    Un libro denso e lieve assieme, appunto perché frutto della sofferenza più vera ma anche capace di scioglierla, di farlo diventare per Crocifisso come quel palloncino con disegnato un arcobaleno e lanciato per portare in alto, durante una crisi del male, la scritta ''Andrà tutto bene'': ''Una specie di magia, mi dici, magari funziona''.
   

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