(di Mauretta Capuano)
MIA KANKIMAKI, LE DONNE A CUI PENSO
DI NOTTE (NERI POZZA, PP 479, EURO 19,00). Karen Blixen che
partì per l'Africa con suo marito e finì per gestire una
piantagione da sola, l'artista d'avanguardia Yayoi Kusama che
chiese di andare a vivere in un manicomio e Flaminia Fontana che
mantenne la sua grande famiglia dipingendo. Sono tra le donne
coraggiose, fuori dagli schemi, più o meno conosciute, vissute
in secoli diversi e in vari posti del mondo, delle quali la
scrittrice finlandese Mia Kankimaki ripercorre la storia nel
libro 'Le donne a cui penso di notte' pubblicato da Neri Pozza
con un piccolo album di foto. Ma quello dell'autrice, che ha
ricevuto diversi premi letterari come il Best Travel Book of the
year 2013 e l'Otava Book Foundation's Non Fiction Award 2020,
non è un semplice ripercorrere le vite di scrittrici, artiste,
esploratrici, corrispondenti di guerra, mogli di nobili
rinascimentali quanto piuttosto il sentirle come "sante
protettrici che mi indicano la strada da seguire". "All'inizio
pensavo a loro quando non riuscivo a dormire, per trovare forza,
ispirazione e il senso della vita - ora passo notti insonni a
causa loro, abbagliata dalla luce che emanano" racconta nella
'Confessione' che apre il libro in cui si chiede anche dove
"queste donne abbiano trovato il coraggio. Cosa mi
consiglierebbero , se potessimo incontrarci? E soprattutto:
posso mettermi in viaggio sulle loro tracce?".
E mettersi in cammino è proprio quello che ha fatto la
Kankimaki, dando vita a un intreccio di storie che continua ad
espandersi e che può essere uno stimolo a riscoprire certe
personalità e a vivere la propria passione e le proprie scelte
"infischiandosene delle aspettative" del proprio tempo, come
hanno fatto queste donne.
Ad accomunarle il fatto che la loro vita "non ha calcato la via
della tradizione. Hanno abbattuto certe barriere e fatto cose
che non ci si aspettava da loro". La stessa Kankimaki, che dopo
il master in letteratura comparata all'Università di Helsinki e
aver lavorato nell'editoria finlandese ha lasciato tutto nel
2010 per andare in Giappone a scrivere il suo primo libro,
potrebbe essere, o meglio è, un personaggio di questo libro.
Quando parte per l'Africa e ha paura, ma lo fa proprio per
vincerla, la Kankimaki, che ora vive a Helsinki, scrive su un
tovagliolo un'ideale lettera a Karen Blixen, nata Dinesen, nella
quale le chiede di mandarle un po' del suo proverbiale coraggio
lungo il suo viaggio verso il Kilimangiaro. Le pagine del
racconto alternano l'esperienza presente dell'autrice con quella
della Blixen in un inedito dialogo tra passato e presente in cui
la scrittrice, quarantaduenne nubile che "soffre d'insonnia, mal
di testa e frustrazione e malinconia" non ci propone un
ritratto senza ombre delle "donne a cui pensa di notte". Della
Blixen ci mostra la Karen saggia ed equilibrata che conosciamo
dai libri, ma anche la Karen senza filtri insicura e depressa e
la Karen contradditoria delle biografie per poi tornare alla
Karen coraggiosa "la se stessa ideale che tentò di essere per
tutta la vita senza riuscirci. L'io ideale di tutte noi, la
donna che vorremmo essere" afferma.
Da questo esercito invisibile di guardie del corpo costituito da
grandi donne del passato arrivano anche una serie di consigli
che scandiscono i capitoli. Così nella parte dedicata alle
esploratrici troviamo Isabella Bird, morta nel 1904, originaria
della Gran Bretagna, nubile, viaggiatrice accanita, autrice di
diari di viaggio, che una volta partita non si è fermata più. Il
suo insegnamento è: "Se soffri di depressione, frustrazione o
emicrania, parti". E poi ci sono l'austriaca Ida Pfeiffer,
vissuta nell'Ottocento, che dopo aver educato i figli, lasciato
il marito e studiato di nascosto il mappamondo, a 44 anni è
partita per la prima volta. Ancora la femminista convinta, poi
monaca buddista e scrittrice Alexandra David-Neel che nel 1924
riuscì a introdursi nella città proibita di Lhasa travestita da
mendicante e la giornalista Nellie Bly, capitana d'industria e
inventrice che fece il giro del mondo in 72 giorni da sola con
una sola valigia, a cavallo tra fine Ottocento e primi del
Novecento. Tra le artiste spiccano Sofonisba Anguissola
(1532-1625), prima artista di professione che andò a lavorare
alla corte di Spagna; la famosa Artemisia Gentileschi, madre
single nel XVII secolo, che "si macchiò la reputazione in un
processo per stupro" e "dipinse donne nude e amazzoni piene di
forza, che facevano tutto quello che volevano" e Lavinia Fontana
che, "a letto dopo un parto, non vedeva l'ora di riprendere in
mano il pennello".
Tutte "ispiratrici" come le chiama l'autrice de 'Le donne a cui
penso di notte" di un percorso in cui biografia, letteratura e
arte convivono in un originale connubio che diventa fonte di
forza e ispirazione per il presente. E i consigli che ne trae
la Kankimaki, come questo: "se sai quello che vuoi fare, fallo.
Se nessuno che conosci lo ha mai fatto, meglio così" sono una
sorta di invito a non arrendersi mai.
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