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Ripetizioni di Mozzi tra luce e buio

Marsilio

Ripetizioni di Mozzi tra luce e buio

Fuggevole presente di una vita vera immaginata con falsi ricordi

ROMA, 08 febbraio 2021, 09:35

di Paolo Petroni

ANSACheck

Le Ripetizioni di Mozzi tra luce e buio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le Ripetizioni di Mozzi tra luce e buio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le Ripetizioni di Mozzi tra luce e buio - RIPRODUZIONE RISERVATA

 GIULIO MOZZI, ''LE RIPETIZIONI'' (MARSILIO, pp. 358 - 17,00 euro).
    La scrittura di Giulio Mozzi è sempre affascinante; sia quando tende al barocco, sia quando si essenzializza risulta ipnotica, specie in questo suo ultimo libro, anche per la sua costruzione musicale per temi e variazioni e ripetizioni che ci fanno scivolare e ci avvolgono nella vita di Mario, nel suo viverla e immaginarla, protagonista o testimone che sia, in un infinito e continuamente riproposto.
    Una vita che nella narrazione cerca di difendere un' impossibile normalità, chiudendo gli occhi a ciò che c'è di misterioso e drammatico dietro ognuno, come la doppia vita della sua compagna Viola, dolce e morbida con lui, ma che poi si prostituisce e accetta pratiche sadomaso. Non affrontare il lato oscuro degli altri serve a Mario a non fare i conti col proprio, masochista e schiavo della violenza e sevizie di Santiago, sino al davvero crudo finale tragico e di sangue che si può vedere appunto come un finale assoluto, un confine cui non si può andare oltre.
    Eppure, subito prima di questa conclusione, si apre, si indica una possibilità diversa, una via di fuga che solo l'arte e la creatività possono indicare, con la nascita stupefacente, dal creare quadri di Gas (Grande artista sconosciuto suo amico) con la tecnica dello sgocciolamento, di una figura arancio-dorata, luminosa che emerge dal buio, dal nero del colore, cui di seguito viene l'altro, il secondo finale, che invece si spegne nel buio. Praticamente il contrario del decomporsi del ''Ritratto di Dorian Gray'' che Mario legge.
    Legge anche Murakami, indicativo invece di quel passare da una realtà a un'altra, da una vita all'altra, dell' ''attraversare quella soglia che porta da un mondo all'altro'' come accade a Mario quando è in viaggio e ''sente di vivere due vite'', che non sono solo quella della sua città, Padova, e quella dove va per lavoro, Roma. Sono proprio il concretizzarsi di un rapporto tra il vero e il falso di un'esistenza, con cui si apre il racconto. Il profumo di bosso fa da madeleine proustiana e, pur rivelandosi poi un falso ricordo, apre la porta a ricordi veri, come se la nostra vera esistenza fosse frutto della nostra immaginazione, ora creativa e solare, ora nera e mortuaria: ''Che cosa importa se la nostra vita è vera o inventata? Il passato è passato e non ha alcuna consistenza reale; le conseguenze sono eventi nuovi, e, se questo eventuale conseguire dia veramente una consistenza reale al passato, è un'immaginazione come un'altra''. E a cambiare tutto questo non bastano delle fotografie, come quelle fototessere del 1972 che Mario cerca anni e anni dopo. Semmai sono gli specchi a dire qualcosa: ''l'importante è che io abbia una vita da ricordare, anziché.... uno specchio in cui non vedo riflessa la mia immagine'', scuro. O, meglio, ''Questa mattina alle otto ho visto la mia anima. Ero nel bagno.... ho alzato gli occhi e mi è sembrato di vedere nello specchio un movimento grigioargenteo, lucente, che si ritraeva dietro le mie spalle'', dopo di che Mario pensa il centro del suo corpo sia il cuore, quello dei suoi pensieri il cervello e non credeva ne avesse uno anche l'anima: ''oggi so che il centro della mia anima sta nella schiena, tra le scapole, appena sotto. E' il punto della schiena dove non posso arrivare con le mani''.Il romanzo, scritto in terza persona, ma con un io che appare ogni tanto o una voce che parla ed elenca, segue le due vicende diciamo esistenziali di Mario, quella con il Gas e quella con Santiago, che intervallano, segnano, la sua vita quotidiana di lavoro (in cui compaiono brandelli di realtà storica, col Terrorista internazionale che allude a Franco Freda e il Capoufficio, l'uomo che lo denunciò) e nel rapporto con i genitori e le donne. Il ricordo di Luisa, morta, (che era già nel racconto ''Il male personale'' nella raccolta ''Il male naturale'' del 1998, titoli esemplari). La storia con Viola che lui vuole sposare, quella parallela con Bianca, che poi scompare dopo avergli detto di essere incinta, non si sa se di lui o no, e in seguito chiede e ottiene sempre aiuti per la piccola Agnese e ci sono anche ritorni di sesso. Il sesso è uno dei temi ricorrenti, delle ripetizioni del romanzo, ovvero di questo insieme di vicende per costruire una di formazione e dissoluzione, del disagio e il patire l'esistenza, con una sorta di passività e impassibilità tragicamente comica alla Buster Keaton, tutta contingente: ''La nostra vita reale, se è reale davvero, avviene ora; e niente è più fuggevole e impalpabile dell'ora''.
   

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