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Ali e il ricordo di un grande amore

Ali e il ricordo di un grande amore

Un romantico e psicologico bel romanzo turco anni '40

ROMA, 07 febbraio 2019, 10:18

(di Paolo Petroni)

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   SABAHATTIN ALI, ''MADONNA COL CAPPOTTO DI PELLICCIA'' (FAZI, pp. 210 - 16,00 euro - Traduzione di Barbara La Rosa Salim) - Un personaggio di quelli che si ricordano, quelli che ci regala la bella letteratura e sentiamo umanamente vicini anche se le nostre esperienze sono assolutamente diverse, questo Raif Effendi, misero impiegato addetto alla traduzione di documenti e corrispondenza in una azienda turca di import-export dove legge romanzi nelle pause dal lavoro e appare più anziano di quel che è, ha i baffi biondi e lo sguardo come assente, ''noioso e insignificante, inerte sino a far dubitare fosse vivo'', stando alla descrizione del suo giovane compagno di stanza.

    E' lui che ce lo introduce, che ci racconta come vive in una casa con la moglie ''già vecchia, grassa e deforme'' che cucina e cerca di badare ai figli in una casa caotica in cui convivono con vari altri famigliari, tutti più o meno dipendenti dal povero stipendio di Raif Effendi, che tutto sopporta con passiva rassegnazione, dandocene un ritratto e implicitamente un giudizio umanamente piuttosto negativo. Questo finché gli consegna un taccuino nero e tutto prende un'altro ritmo e conquista con la rivelazione narrata in prima persona di una passata gioventù vitale e di amore travolgente di Raif Effendi a 25 anni nella Berlino della repubblica di Weimar.

E' un diario (che comincia a pagina 57) fitto e scritto a mano in cui sentiamo l'eco della voce del protagonista, e seguiamo sino alla sua nuova vita, sposata un'altra donna a Ankara e alle parole finali: ''devo nascondere ogni cosa, ogni cosa e, soprattutto, la mia anima, in un luogo dove nessuno potrà trovarla''. Si tratta di ricordi che riempiono una vita, che la accendono interiormente, grazie a quei pochi mesi vissuti anni e anni prima, ma che lo fanno sentire ormai come ''sepolto in un corpo estraneo''. Un romanzo d'amore quindi del primo Novecento, molto romantico, dalla scrittura nitida e lineare, delicatamente poetico e attento ai nodi psicologici, ambientato però in una città che vive anni di grande vivacità e modernità intellettuale e politica, di cui Maria Puder, artista di assoluta indipendenza, pittrice che la sera canta al cabaret Atlantik, e da cui è conquistato prima da un suo autoritratto con cappotto di pelliccia, immagine che lo affascina magnetica, esposta in una mostra di artisti nuovi, poi da lei di persona quando riesce a trovarla e questa lo avvicina sfacciata e con modi diretti quasi maschili. E' lei - scriverà poi - che gli ha insegnato che ha un'anima'', a lui pronto a scappare davanti a una donna per il terrore che potesse capire i suoi sentimenti segreti e lo giudicasse un miserabile.

    Un romanzo sul mistero che l'altro, un qualsiasi altro essere umano, porta in sé e contro la presunzione di giudicare gli altri senza voler tener conto che ''il più semplice, il più sfortunato e, addirittura, il più sciocco degli uomini possiede un universo interiore meraviglioso e complesso al punto da destar stupore''. Un romanzo sulla passione, ma anche sulla scoperta che tra due persone anche molto intime ci si può conoscere solo fino a un certo punto, sul fatto che amare è difficile perché allentare le difese fa paura. Un romanzo su momenti di esaltazione e altri di disperazione, sulla dedizione che vince e scioglie ogni resistenza, ogni solitudine, ma anche cechoviano nel destino e le coincidenze che finiscono per allontanare dolorosamente e disilludere due vite che finalmente si erano trovate.
    Il libro, scritto nel 1940-41 e ripubblicato di recente, è diventato velocemente un best seller tra i giovani contestatori nella Turchia di Erdogan e poi in molti paesi, facendo riscoprire Sabahattin Ali, attivista comunista, narratore, poeta, giornalista e insegnante turco di origini bulgare, ucciso a 41 anni nel 1948 mentre cercava di fuggire dal suo paese in Europa, da un sicario del governo di Atatürk che, per la sua militanza politica, lo aveva già incarcerato diverse volte.
   

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