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L'eredità, un dramma famigliare

L'eredità, un dramma famigliare

Romanzesca storia di Ludina Barzini di tre donne e un secolo

ROMA, 05 febbraio 2019, 13:18

di Paolo Petroni

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 (ANSA) - ROMA, 5 FEB - LUDINA BARZINI, ''L'EREDITA''' (BOMPIANI, pp. 340 - 15,00 euro) - Un romanzo di quelli che prendono perché la loro sostanza è data dalle tante storie personali assieme a quelle di almeno un secolo di vita del nostro paese, e tutto con molti personaggi, tanti che ci sono tre pagine all'inizio per ricordarli e riassumerli, coinvolti in una serie di vicende, di momenti belli e brutti, di intrighi sino al lieto fine sulle note trionfali di Beethoven, che ricordano il fascino di tanta grande narrativa ottocentesca.

    Protagoniste sono tre donne che si battono contro convenzioni e pregiudizi antichi e moderni, ognuna per la propria autonomia e indipendenza, legando al tema di fondo, quello del titolo, l'eredità, che è sentito e comune, che si lega automaticamente a storie aspre, a contese infinite, a lotte tra soprusi e gesti di generosità, con famiglie che si sfasciano davanti a patrimoni da dividere, tanto più questi sono ingenti come quello dei Bagnasco, famiglia della grande borghesia genovese che abitava al piano nobile del cinquecentesco palazzo appartenuto un tempo ai Cattaneo della Volta.

    Nel salone c'è sul soffitto un affresco con Diana e Endimione di cui si parla sin dalla prima pagina, visto che la giovane Rosa e il suo amato Filippo si identificano giocosamente e teneramente nei due personaggi mitologici, e la pittura, l'arte sono una sorta di filo rosso di questo lungo racconto, con dipinti che portano le firme di Botticelli come del Beato Angelico, al cui centro del resto è una Madonna di Raffaello col manto rosso e gli occhi dolci e sereni, che viene passata di madre in figlia come pegno e augurio d'amore. Un emblema che a un certo punto sparisce e rende anche gialla la trama di questo dramma famigliare lungo tre generazioni, costruita particolare dopo particolare come una grande progetto urbanistico dell'ingegner Camillo, padre di Rosa, perché il lettore non si perda in tanta foga romanzesca.

    C'è appunto Rosa, lasciando da parte sua madre Maria Teresa, poi sua figlia Isabella e infine sua nipote Livia, che sanno bene come barcamenarsi, restare a galla e far fronte alle ondate anche violente della vita e dei parenti. Poi c'è la roba e i soldi, tanti, e operazioni e investimenti finanziari che finiscono per essere, con gioielli, case e altro, il vero motore del romanzo, tra orgogli e invidie, che mettono in moto anche processi, avvocati, denunzie, giudizi e ricorsi, favoriti dall'amplificarsi di una famiglia nel tempo, un proliferare di figli, cugini, nipoti anche per via di separazioni e nuove unioni. Un lavoro di fantasia, certo, ma in cui ognuno può riconoscere qualcosa che conosce, grazie alla penna di Ludina Barzini, ottima giornalista e narratrice già di romanzesche vite vere come quelle de ''I Barzini, tre generazioni di giornalisti, una storia del Novecento''.
   

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