DAVIDE GRITTANI, E INVECE IO (ROBIN EDIZIONI, PP 197, EURO 14,00). Orfano di ideali, di certezze, di una certa idea di borghesia, Alberto Arioli è un giornalista annoiato e deluso, che ha creduto in un mondo che non esiste più. La sua evoluzione, soprattutto interiore, viene raccontata da Davide Grittani nel romanzo di formazione 'E invece io' che arriva in questi giorni in libreria, pubblicato da Robin Edizioni.
Personaggio enigmatico, separato dalla moglie, che ha compiuto un percorso al contrario emigrando dal Nord al Sud, da Pavia a Foggia, Arioli è arrivato a un compleanno importante, quello dei cinquant'anni, che non lo spaventano e che vorrebbe festeggiare con un lungo viaggio in America Latina. "Abito di fronte a una statua col culo scoperto tutto l'anno e un fisico imponente, tra poco più di tre settimane partirò per l'America Latina. All'equatore della mia vita, celebrando la notte e il giorno, la gioia e l'amarezza, l'enfasi e la delusione, tutto quello che insieme non potrebbe stare" racconta Grittani, giornalista e scrittore, nato a Foggia nel 1970, autore fra l'altro di 'Rondò' (Transeuropa).
Ma il giornalista deve fare i conti con episodi controversi, pericolosi, con la calunnia, che ridimensionano tutto e il viaggio si restringe a tre Paesi compresa la più grande pianura del Sud America, la Pampa. "Devo essere un uomo tagliato per la pianura, se mi sono lasciato alle spalle Padania e Tavoliere e mi trovo in una delle più grandi distese pianeggianti dell'America Latina, qualcosa vorrà dire. Ad esempio che non amo gli scossoni, che mi piace riconoscermi nella dolcezza della terra, attraversarla senza strappi e ammirarla rinunciando all'invadenza delle cime" dice Alberto.
Dalla Padania, al Tavoliere alla Pampa, il romanzo è ambientato dunque in tre pianure del mondo e guarda le cose dal basso con riflessioni che a volte diventano dei j'accuse come nei confronti dei talk e dei talent show e anche della sinistra che non è più vicina ai reali bisogni della gente. Sullo sfondo la parodia del Pd che diventa il Partito dei Demiurghi e la radiografia di Forza Italia in eterna maturazione che nel romanzo è una Federazione Illuminata. E poi ci sono Torino, Bologna, Cagliari, Ascoli Piceno, Roma, Milano, Napoli e via via fiere specializzate e rassegne dedicate ai libri.
Arioli verso la sua professione, nella quale "ha sempre pensato di potersi specchiare", prova invece, da un po' di tempo in qua, "persino orrore". "Mi occupo - dice - di una cosa inutile, cultura. Nel senso che sono un uomo di cultura, in buona sostanza un coglione. Scrivo dello scibile umano che va dalle recite scolastiche alle pièce postmoderne, dall'alto della tradizione che si tramanda da secoli dalle cattedre di tuttologia delle redazioni: ecco perché non si distingue più Marcel Proust da Alain Prost" sottolinea. 'E invece io', il cui titolo è tratto dall'omonimo brano di Riccardo Sinigallia, fa sorridere ma è anche feroce, fa riflettere ed è dissacratorio. Nel mirino, oltre al mondo dell'informazione e ai social network anche il valore perduto della parola. "Le faccine che mi invia Ivana, nell'ordine, sorridono, piangono, si strappano i capelli e infine prendono il sole. Nella sostanza riassumono quel che non avrebbe avuto il coraggio di dirmi a parole, quando invece bisognerebbe avere la dignità di restituire alle parole la solennità per cui sono state inventate" sottolinea Arioli.
Alberto perde anche in amore, perché la sua Ivana, "bionda e tosta come un ananas acerbo» capisce che in fondo appartiene a quel campionario di icone indistinguibili. 'E invece io' è un romanzo "sulla sconfitta" come dice Grittani, che non è per forza una cosa negativa ed è dedicato infatti "a chi non ha paura di perdere. Come me, quanto me". Nella dedica sono citati tra gli altri, anche a Gaetano Scirea e Francesco Nuti.
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