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Isis, lo Stato che minaccia il mondo

Isis, lo Stato che minaccia il mondo

Chi sono e cosa vogliono i nuovi jihadisti, di Loretta Napoleoni

ROMA, 21 febbraio 2015, 11:41

Luca Mirone

ANSACheck

La copertina del libro 'Isis ' di Loretta Napoleoni - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro  'Isis ' di Loretta Napoleoni - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro 'Isis ' di Loretta Napoleoni - RIPRODUZIONE RISERVATA

LORETTA NAPOLEONI, ISIS LO STATO DEL TERRORE (FELTRINELLI, PP. 118, EURO 13,00). "Per la prima volta dalla fine della prima guerra mondiale un'organizzazione armata sta ridisegnando la mappa del Medio Oriente tracciata dai francesi. Oggi la bandiera nera e dorata dell'Isis sventola su un territorio, più vasto del Regno Unito o del Texas, che va dalla sponda mediterranea della Siria fino al cuore dell'Iraq: l'area tribale sunnita. Una regione nota come il Califfato, denominazione che aveva cessato di esistere dal 1924, dopo la dissoluzione dell'Impero Ottomano per mano di Ataturk". Loretta Napoleoni, economista, analista politica ed esperta di finanziamento di gruppi terroristici, racconta da dove viene la minaccia più pericolosa per l'Occidente dai tempi dell'11 settembre, analizzando il terreno di coltura che ha fatto nascere lo Stato islamico e che lo ha portato fino alla Libia, pericolosamente vicino alle nostre coste.
    La novità, rispetto al terrorismo di al Qaida, è che lo "Stato Islamico sta diffondendo un potente, in parte positivo, messaggio del ritorno del Califfato, età dell'oro dell'Islam, in un momento di grande stabilizzazione del Medio Oriente con Siria e Iraq in fiamme, la Libia sull'orlo di un nuovo conflitto tribale, l'Egitto dominato dall'esercito e Israele ancora ai ferri corti con i palestinesi". E "come Israele per gli ebrei, la rifondazione di un forte Stato islamico nella terra degli antenati rappresenta per i musulmani la salvezza in questa vita". Non solo quindi la promessa del Paradiso, come nel caso dei seguaci di Osama bin Laden.
    Napoleoni sottolinea il "pragmatismo e la modernità" dell'Isis. Nel suo primo discorso in veste di nuovo califfo, al Baghdadi si è impegnato a restituire "dignità, potenza e diritti del glorioso passato ai musulmani e mentre parlava una schiera traduttori in tutto il mondo diffondeva il testo quasi in tempo reale, sui siti jihadisti e attraverso Facebook e Twitter, in numerose lingue, tra cui inglese, francese e tedesco": un messaggio "seducente" anche per chi vive all'estero, giovani musulmani europei e americani "che lottano per integrarsi in una società occidentale che offre sempre meno opportunità ai giovani". Ma l'Isis è andato anche "al di là della mitologia dei gruppi jihadisti con un progetto concreto: "ha privatizzato il business del terrorismo, conquistando l'indipendenza dagli sponsor e istituendo un sistema economico che non dipenda esclusivamente dalle economie di guerra. Ha creato partnership con tribù sunnite locali per prevenire l'opposizione e spartire le entrare generate dallo sfruttamento di risorse chiave". I suoi militanti "riparano le strade, gestiscono uffici postali, installano linee elettriche, aiutano gli agricoltori". E' stato "saggio e intelligente, cosa che non si può dire di Assad o di al Maliki", che alla guida della Siria e dell'Iraq hanno incarnato una dittatura settaria che ha messo i sunniti, la stragrande maggioranza dei musulmani, nell'angolo.
    Il libro chiama in causa anche l'Occidente, che non ha saputo leggere in tempo questo fenomeno, e anzi ha contribuito a crearlo, sostenendo regimi mediorientali corrotti e lontani dalle esigenze dei loro popoli. Così, "dopo decenni di guerra e distruzione, gli arabi sunniti e i musulmani vogliono disperatamente credere che finalmente dalle ceneri di un mondo scomparso da tempo, sia nata una magnifica fenice, ossia uno Stato e un leader che li liberi. E' al Baghdadi questo leader e il Califfato è questo Stato? L'occidente e il mondo credono fortemente di no, ma solo il popolo del Medio Oriente potrà dare, a suo tempo, la risposta giusta".
   

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