(di Francesco Gallo)
Il negazionismo incarnato da un
apparentemente pacato ex professore liceale di storia, che rende
la cantina acquistata in un elegante palazzo parigino, la
propria casa. E' l'inquietante personaggio al quale da' volto
Francois Cluzet in Un'ombra sulla verita' (L'homme de la cave),
il film diretto da Philippe Le Guay, con Jeremie Renier e
Berenice Bejo, appena uscito nelle sale italiane con Bim. In una
Parigi sonnolenta e borghese un quieto professore si presenta a
una giovane coppia chiedendo di affittare la cantina del
palazzo. Ben presto i due scoprono che l'uomo si e' trasferito
con libri e bagagli diventando uno scomodo coinquilino. La
tensione sale come in un thriller quando si scopre che un oscuro
legame unisce i tre protagonisti ed e' l'ombra sinistra dei
campi di sterminio, del nazismo e del negazionismo. Il film
corre verso una dolorosa conclusione capace di ferire il
presente grazie a un passato che
non si vuole accettare.
"Parlo di un tema che gli spettatori sentono molto vicino -
spiega all'ANSA il regista -. In genere quando si fanno gli
incontri dopo le proiezioni, meta' spettatori vanno via e meta'
restano. Con questo film invece vedo che restano tutti. Le
persone sono colpite dall'enigma del male quotidiano che
racconto".
Al centro della storia (tratta da una vicenda reale), Simon
(Renier), ingegnere, ed He' le' ne (Bejo), medico, genitori di
una figlia adolescente, che decidono di vendere la cantina nel
loro palazzo, L'acquirente e' l'ex professore Jaques Fonzic
(Cluzet), che, pero' invece di farne un deposito dei mobili
della madre, come aveva detto, ci va a vivere. Una presenza che
si rivela ancora piu' intollerabile, per la coppia, quando
Daniel, di religione ebraica, scopre che Fonzic e' un
negazionista dell'Olocausto, abituato a diffondere le sue
deliranti tesi via web. "Ci siamo resi conto ancora di piu' con
i negazionisti del covid quanto ormai faccia parte del nostro
paesaggio quotidiano venire a contatto con chi soprattutto sul
web, mente, distrugge o si fa ingannare. E' un delirio che si
diffonde come un virus -
aggiunge il cineasta -. Se il film puo' aiutare a comprendere
meglio questo tipo di tematiche penso che abbia una sua utilita'
".
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