(di Francesca Pierleoni)
Un flagello, chiamato Druun che si
diffonde e devasta un mondo: e' il nemico principale
(estremamente attuale, in piena pandemia) nel nuovo film animato
targato Walt Disney Animation Studios, Raya e l'ultimo drago
firmato da Don Hall (Premio Oscar per Big hero 6) e Carlos
Lo' pez Estrada (coregisti Paul Briggs e John Ripa), dal 5
marzo su Disney+ e appena possibile nei cinema.
Il film e' "diventato sempre piu' attuale man mano che
andavamo
avanti col progetto - spiega Don Hall, nella conferenza
internazionale in streaming - era in sviluppo da cinque - sei
anni, l'idea di base era partire da mondo diviso che dovesse
ritrovare un collante. Non ci saremmo mai immaginati che sarebbe
diventato un film di grandissima attualita' . Prima ancora del
lockdown parlavamo del Druun come una 'peste', come la causa di
una crisi esistenziale. Non posso dire che sia stato tutto
pensato in anticipo ma abbiamo continuato a sorprenderci".
Il film e' un'avventura epica, ispirata dalle culture e i
popoli del sudest asiatico (i realizzatori hanno viaggiato per
ispirarsi in Paesi come Laos, Indonesia, Thailandia, Vietnam,
Cambogia, Malesia e Singapore). Si introduce al pubblico una
nuova eroina, Raya, principessa guerriera adolescente impegnata
in una missione apparentemente impossibile. Riunire i cinque
regni della sua Terra, Kumandra, divisi 500 anni prima dal
dilagare di un flagello che trasforma gli esseri viventi in
pietra. L'unica difesa possibile l'avevano attuata le magiche
creature di quel mondo, i draghi, unendo, a costo del loro
sacrificio, il loro potere in una gemma capace di arginare la
forza malefica. Il pericolo pero' ritorna, e Raya e'
intenzionata
riportare l'armonia, cercando l'aiuto dell'ultimo drago rimasto,
Sisu. Un'impresa che si rivela particolarmente difficile in un
mondo dove si e' persa la fiducia nell'altro. Tra i talent per
le
voci italiane, Luisa Ranieri, Jun Ichikawa, Paolo Calabresi e
Vittoria Schisano.
"Una delle cose che amo di Raya e che e' un personaggio
alquanto complesso. E' tecnicamente una principessa e una
guerriera e da tutta la vita si prepara come custode della gemma
del drago - sottolinea Hall -. Tutto il film verte sul tema
della fiducia, e vediamo Raya evolvere, per recuperarla nel
proprio mondo. Mi piace la sua ferocia e la sua forza, ma anche
il suo umorismo e la sua vulnerabilita' ". Questo e' un film
"molto
personale per tutti noi - dice la produttrice Osnat Shurer -. Si
trattava di riflettere sulle divisioni nel mondo e su quanto sia
possibile superarle, attraverso il rispetto e curandoci degli
altri. Siamo andati nel sudest asiatico e ci siamo innamorati
del senso di comunita' , la' conta il noi piu' che l'io
nonostante
quanto siano variegate le loro culture. Volevamo rendere questo
messaggio piu' universale possibile". Carlo Lo' pez Estrada
(Blindspotting) e' grato alla Disney "perche' i loro film
hanno
influenzato il mio modo di vedere il mondo da bambino. Spero che
possa accadere anche con Raya, che aiuti ad aprirsi di piu'
agli
altri, attraverso un viaggio tra popoli e culture e diverse".
Comunque non abbiamo mai voluto fare una lista dei temi sociali
da affrontare e spuntare - aggiunge - come partire dalla
diversita' di genere. Abbiamo una protagonista incredibile e
'tosta' ed e' stata la storia a guidarci".
Adele Lim (Crazy Rich Asians), autrice della sceneggiatura
con il commediografo Qui Nguyen spiega come nel film ci siano
"piccole lettere d'amore alle nostre culture" fra le due
principesse del racconto, ama molto anche Namaari: "E' il
personaggio che si trasforma di piu' . La sua amicizia con Raya
e'
unica, femminile e nasce nell'infanzia. Loro pur essendo nemiche
sono attirate l'una dell'altra. Come Raya, anche Namaari, figlia
della leader del proprio regno vuole la sopravvivenza del
proprio popolo ma affronta la sfida in maniera molto diversa".
Nel film "volevamo personaggi particolarmente complessi, ma non
un cattivo senza sfaccettature. Gli antagonisti piu'
interessanti
sono quelli che riusciamo a capire. L'abbiamo visto in Black
panther, lo stesso si puo' dire di Namaari".
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