Jack London è sempre stato un romanziere molto amato dal cinema (oltre 50 i lungometraggi che hanno adattato suoi romanzi e racconti o vi si sono liberamente ispirati, senza contare le altre decine di versioni per il piccolo schermo) e questa stagione lo conferma. Dopo Martin Eden di Pietro Marcello, arriva una nuova trasposizione, diretta da Chris Sanders, de Il richiamo della foresta con Harrison Ford in una delle sue migliori interpretazioni degli ultimi anni. Il film, nelle sale dal 20 febbraio con Walt Disney, che ha nel cast, fra gli altri, anche Omar Sy, Cara Gee, Dan Stevens e Karen Gillan, è tratto dal romanzo breve che London ha scritto nel 1903. Una storia di formazione, avventura, viaggio e ricerca di se', nella quale seguiamo il percorso di crescita e trasformazione dell'imponente Buck, mix di San Bernardo e Collie, che a fine '800, da cane di casa in California, dopo essere stato rapito, si ritrova a dover sopravvivere nella muta di una slitta nello Yukon canadese della corsa dell'oro. Già adattata per il grande schermo altre cinque volte, dal film muto diretto nel 1923 da Fred Jackman, a quello con Rutger Hauer nel 1996, passando per la versione iconica con Clark Gable del 1935, la storia torna stavolta unendo live action, animazione fotorealistica in Cgi (in una formula simile a quella dell'ultimo The Lion King) ma anche motion capture. Infatti sul set Buck è stato incarnato nelle movenze da Terry Notary, ex acrobata del Cirque du Soleil, diventato uno dei più importanti coreografi di movimenti a Hollywood. Gesti e espressioni fusi con la 'scansione' di un reale mix di Collie e San Bernardo, Buckley, che la moglie di Sanders ha trovato in un canile in Kansas e adottato come cane di famiglia. Sempre attraverso la scannerizzazione di cani reali sono stati ricreati gli altri otto cani, compagni di muta di Buck raccontati nella storia.
Sanders rispetta nell'essenza il libro, pur addolcendone i lati più violenti e duri. Il risultato è un film adatto a tutta la famiglia, avvincente e capace spesso di emozionare.
Colpiscono in particolare la fotografia del due volte premio Oscar Janusz Kaminski e le prove degli attori: da Omar Sy, che dona a Perrault, impiegato del servizio postale e primo proprietario della muta da slitta della quale entra a far parte Buck, un'originale leggerezza e sensibilità, a Harrison Ford per John Thornton (il cui ruolo viene ampliato e approfondito rispetto al libro), uomo sovrastato dal dolore per un lutto, che salva il cane protagonista dall'incapace e rabbioso cercatore d'oro Hal (Stevens). Nel viaggio che intraprende con lui, Buck, finisce per comprendere la sua vera natura. "Penso che il film abbia molto da dire sia sui personaggi umani che su quelli animali. Mentre il libro non non racconta molto di John Thornton, noi abbiamo tessuto nel racconto una storia umana parallela a quella di Buck e gli eventi che uniscono questi due personaggi, e Buck al suo destino - ha spiegato a Variety Ford, che nelle interviste per il film ha confermato come prossimo progetto un nuovo capitolo de I predatori dell'Arca Perduta -. Thornton prende da Buck il coraggio di affrontare parti del suo passato con cui non aveva avuto il coraggio di confrontarsi prima".
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