Strumentista e direttore artefice
di progetti musicali spesso insoliti, ma sempre in grado di
valorizzare i repertori più antichi, Jordi Savall torna a
dirigere nei teatri emiliano-romagnoli: sabato 1 aprile sarà al
Valli di Reggio Emilia mentre il 2 inaugurerà la 42/a edizione
di Bologna Festival all'Auditorium Manzoni di Bologna.
Il maestro spagnolo, che è anche gambista, violoncellista e
musicologo, sarà alla guida delle sue compagini, Le Concert des
Nations e La Capella Reial de Catalunya in un programma che
accosta ben tre differenti versioni dello Stabat Mater (il testo
duecentesco di Jacopone da Todi messo in musica fino ad oggi da
numerosi compositori): a quello celeberrimo di Giovanni Battista
Pergolesi Savall ha scelto di affiancare quello assai più raro
di Marc-Antoine Charpentier e quello di Domenico Scarlatti. Un
percorso attraverso cui Jordi Savall esplora il passaggio dal
'600 al primo '700, a partire dalla composizione di Charpentier
di estrema, malinconica semplicità.
Sorprendente è invece la densità polifonica dello Stabat
Mater di Domenico Scarlatti, scritto tra il 1715 e il 1719, che
rivela un lato completamente inedito dell'autore napoletano
conosciuto soprattutto per le sue numerose sonate per
clavicembalo. Quello di Pergolesi è forse lo Stabat Mater più
conosciuto, assieme a quello di Gioachino Rossini, scritto nel
1735, quando il compositore di Jesi era appena ventiseienne e
ormai alla fine della sua brevissima vita. In esso si colgono le
novità stilistiche della scuola napoletana restituite in una
prospettiva ricca di sentimento e di pathos.
Jordi Savall è una delle personalità musicali più
interessanti e originali del nostro tempo, con Le Concert des
Nations ha creato un'orchestra che riunisce musicisti
provenienti da paesi latini, tutti specialisti
nell'interpretazione della musica antica su strumenti originali.
La Capella Reial è uno dei primi complessi vocali consacrati
all'interpretazione delle musiche del Siglo de oro (il periodo
di massimo splendore artistico, politico-militare e letterario
della Spagna) in base a criteri storici e con l'uso esclusivo di
voci ispaniche e latine, anche se il repertorio si è via via
allargato.
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