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Petrocelli, i giovani manager culturali non hanno spazio

Petrocelli, i giovani manager culturali non hanno spazio

Guida Opera Dubai, ok stranieri ma senior non pensano a ricambio

ROMA, 19 marzo 2023, 20:19

Luciano Fioramonti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Bene coinvolgere anche manager e leader culturali stranieri ma non stiamo guardando al futuro e non ci stiamo preoccupando di affiancare alla classe dirigente delle nostre istituzioni un gruppo di giovani manager che nel tempo potranno sviluppare le competenze per affrontare le sfide di domani". Paolo Petrocelli, fresco di nomina alla guida della Dubai Opera House, rappresenta il caso contrario nella polemica ricorrente sui direttori stranieri di istituzioni musicali e musei italiani. Da metà febbraio, a soli 38 anni ma con un curriculum zeppo di incarichi importanti dalla classica fino ai Coldplay di cui è stato advisor culturale dal 2018, ha lasciato l' Accademia Stauffer di Cremona per prendere il timone del "neonato" teatro lirico degli Emirati Arabi. "Ok gli stranieri - dice all' ANSA il giovane sovrintendente - anzi, sarebbe utile coinvolgere più professionisti non solo in posizioni apicali ma nelle strutture organizzative. Mi piacerebbe vedere anche nei nostri teatri, musei e sale da concerto i rappresentanti delle seconde generazioni per rendere le nostre istituzioni più internazionali e aperte al mondo. Ma questo possiamo schierando in prima linea quelle nuove generazioni di giovani manager culturali italiani, che si sono formati nelle nostre università e accademie di eccellenza''. E invece? ''Migliaia di giovani che potrebbero dare uno straordinario impulso all'intero sistema culturale purtroppo non riescono ad inserirsi o faticano ad intraprendere una carriera con prospettive di crescita reali''. Per Petrocelli la situazione non è più sostenibile. ''La politica ha grandissime responsabilità - osserva - ma forse più grave è la mancanza di senso istituzionale e civile di molti dirigenti 'senior', che non si sono preoccupati di coltivare e supportare una nuova generazione di giovani manager a cui affidare la guida delle nostre organizzazioni''. Petrocelli nei giorni scorsi è stato inserito dal World Economic Forum nella lista dei cento Young Global Leaders del 2023. Romano, classe 1984, ultimo di tre figli di una famiglia ''di grandi lavoratori'', ha cominciato a suonare il violino a 9 anni. A 14 anni è entrato al Conservatorio di Santa Cecilia. Dopo quasi vent'anni passati a suonare, il diploma e la laurea in lettere e musicologia alla Sapienza di Roma ha chiuso con il violino e si è dedicato dal 2008 al management artistico e culturale per istituzioni musicali di spicco, solisti internazionali, tournée di grandi orchestre sinfoniche, festival e stagioni di concerto e collaborando con Nazioni Unite, UNESCO, Commissione Europea e il Summit dei Premi Nobel per la Pace. Nel 2011, a 27 anni, è entrato a far parte di IMG Artists, leader mondiale per la gestione delle arti dello spettacolo e da direttore associato ha curato la carriera di molti artisti, tra cui il pianista Alexander Romanovsky e la violinista Anna Tifu. ''Nel 2013 - racconta - ha fondato EMMA for Peace (Euro-Mediterranean Music Academy for Peace), struttura no-profit per la promozione della diplomazia musicale tra Europa e Medio Oriente, di cui è presidente onorario Riccardo Muti''. Nel 2014 è entrato nel CdA dell'Opera di Roma e fino al 2021 è stato assistente per lo sviluppo internazionale e le relazioni esterne del sovrintendente Carlo Fuortes. E' approdato a Dubai proprio grazie alla sua Emma for Peace e ai progetti realizzati negli ultimi dieci in Medio Oriente e nella Regione del Golfo. Quando nel 2013 ha visitato la capitale degli Emirati l' Opera House era ancora in costruzione. ''Il progetto mi ha subito incuriosito ed attratto. Oggi finalmente si sono create le condizioni per unire le forze ed affrontare assieme la grande sfida che mi emoziona di posizionare la Dubai Opera tra le più importanti istituzioni artistiche internazionali. L'obiettivo è farne il palcoscenico per le culture del mondo, rafforzarne l'identità e renderla ancora più distintiva e riconoscibile a livello globale''. La moderna e tecnologica struttura da duemila posti inaugurata nel 2016 dovrà diventare ''una piattaforma vibrante e dinamica capace di generare valore sociale ed economico attraverso l'eccellenza artistica e la realizzazione di alleanze strategiche innovative con le istituzioni internazionali, mettendo in connessione mondi e culture anche molto distanti tra loro''. Quale grande opera lirica sogna di realizzare nel prossimo futuro? ''Non penso ad un titolo in particolare, ma ad una visione nuova del fare opera. L'esperienza del Teatro dell'Opera di Roma mi ha segnato molto, penso alle collaborazioni che abbiamo attivato con la moda, il cinema, e l'arte contemporanea. Sono convinto che il dialogo creativo e coraggioso tra linguaggi artistici diversi sia oggi una delle chiavi di volta per proiettare la cultura dell'opera nel futuro. C'è tanto ancora da fare in questa direzione e questo mi entusiasma''.

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