ROMOLO BUGARO, 'I RAGAZZI DI
SESSANT'ANNI' (EINAUDI, PP. 136, EURO 16)
Pablo Picasso affermava che ci vuole molto tempo per
diventare giovani, perché la giovinezza non ha età. I
sessantenni raccontati da Romolo Bugaro sembrano interpretare
alla lettera il pensiero del geniale pittore spagnolo. Questi
ragazzi canuti si sentono in forma smagliante, ritengono di
essere anche migliori di come erano dieci o quindici anni prima,
incuranti dell'inesorabile tramonto: "Domani un ictus o un
infarto potrebbe colpire anche loro, spedirli in un attimo nella
terra dei malmessi, dei vulnerati, ma continuano a saltellare
qua e là come grossi uccelli impazziti perché riescono ancora a
sbattere le ali, a stridere alla luna", scrive Bugaro. Senilità
è una parola che li disturba, dal momento che "hanno ancora
parecchi capelli, leggono abbastanza bene senza occhiali e vanno
in scooter anche d'inverno, pure quando ci sono cinque gradi
sottozero".
Pagine che disegnano la visione del mondo di anziani
non-anziani, di persone di una certa età dal profilo ben
delineato: hanno perlopiù un ottimo lavoro, sono capi di
azienda, dirigenti, broker.
Romolo Bugaro, intrecciando ironia e malinconia, passa al
setaccio la società contemporanea in cui dove a mettere il turbo
sono spesso i nonni piuttosto che i nipoti.
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