E' morto a 77 anni Eduard Limonov. Lo
annuncia l'Interfax. Poeta, scrittore, giornalista, leader
politico, fondatore del Partito Nazional-Bolscevico, Limonov -
pseudonimo di Eduard Veniaminovich Savenko - era nato nel 1943 a
Dzerzhinsk, Nizhny Novgorod.
Trasferitosi in giovanissima età a Kharkov (Ucraina), iniziò
a comporre poesia di avanguardia; ha vissuto poi a Mosca
(1967-74) e a New York, dove frequentò circoli d'avanguardia e
cominciò a lavorare al suo primo romanzo, Eto ja, Edicka, uscito
nel 1976 (in Italia Eddy-baby, ti amo, 2005). A Parigi dal
1982, lavorò nel quotidiano comunista L'Humanité e nel
nazionalista Le Choc du mois, simpatizzando con gli estremisti
di destra e ottenendo nel 1987 la cittadinanza francese.
Rientrato in Russia nel 1991 con la caduta dell'URSS, iniziò
a dedicarsi all'attività politica: fondò il quotidiano Limonka,
ma soprattutto il Partito nazionale bolscevico (1992). Negli
anni il partito è stato particolarmente attivo nelle azioni di
protesta e nella lotta contro il regime di Vladimir Putin, ciò
che ne ha comportato la messa al bando nel 2007. Nel 2001
Limonov è stato arrestato con l'accusa di terrorismo,
cospirazione contro l'ordine costituzionale e traffico di armi;
condannato a quattro anni di carcere, è stato rilasciato due
anni prima per buona condotta.
Discusso, controverso, radicale, è diventato noto al pubblico
occidentale soprattutto grazie alla biografia Limonov di
Emmanuel Carrère. Tra le sue opere uscite in Italia Il libro
dell'acqua (2004); Diario di un fallito (2004); Il trionfo della
metafisica. Memorie di uno scrittore in prigione (2013), il
testo autobiografico Zona industriale (2018) e il romanzo Il
boia (2019).
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