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Aramburu, i giovani tornano a essere reattivi

Aramburu, i giovani tornano a essere reattivi

Lo scrittore al Salone del Libro con Figli della favola

TORINO, 23 novembre 2023, 18:23

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(dell'inviata Mauretta Capuano)

Torna alle atmosfere di Patria, grande successo di pubblico e di critica con cui tra l'altro ha vinto il Premio Strega Europeo nel 2018, Fernando Arumburu nel suo nuovo romanzo Figli della favola (Guanda) applauditissimo al Salone del LIbro di Torino 2023 che si chiude domani.
    "È stata una necessità, sono nato nei Paesi Baschi, sono stato testimone di tante tragedie e così ogni tanto c'è un richiamo di questo tema della violenza nella mia terra, qualcosa mi dice che ho l'obbligo di dare il mio punto di vista nella letteratura. Questo non vuol dire che io voglia sempre scrivere su questo argomento, mi piacciono anche altri temi. Patria è uscito in Spagna già sei o sette anni fa, è passato un tempo sufficiente per tornare sull'Eta da un altro punto di vista" dice all'ANSA Aramburu.
    Due giovani baschi, Asier e Joseba, lasciano tutto per entrare nell'Eta. Hanno vent'anni, si addestrano in una fattoria di allevatori di galline in Francia e quando sono pronti all'azione, l'Eta si scioglie, annuncia la fine della lotta armata. Comincia così un viaggio drammatico e comico verso la fondazione di una nuova organizzazione di cui sono gli unici membri.
    "La particolarità di questi due personaggi è che arrivano in ritardo perché l'Eta ha deciso di smettere la lotta armata, ma loro vogliono a tutti i costi creare una organizzazione con quello scopo. Peccato che non hanno armi, non hanno nessun tipo di esperienza, non hanno soldi, non hanno nessun appoggio sociale e quindi è facile intuire come va a finire. Questa avventura non può che fallire, essere grottesca e i personaggi ridicoli" spiega lo scrittore.
    Asier e Joseba vivono insomma una transizione, senza rendersene conto.
    "Oggi ci sono tanti giovani che continuano a credere nel progetto di indipendenza ma sono completamente contrari alla violenza. I personaggi del libro non si rendono conto che è arrivata questa nuova realtà e comunque hanno un desiderio di fare le cose che non combacia con il momento che vivono e questo crea una grande contraddizione. Questi due personaggi fanno perfino un po' di tenerezza, di pena" sottolinea Aramburu che è di San Sebastian, dove è nato nel 1959. Fin dalle prime pagine di Figli della favola si trova un grande senso dell'umorismo. "Ma non lo ho creato solo io che sono l'autore. Diciamo che nella organizzazione dell'Eta ci sono tanti episodi ridicoli, grotteschi. Se uno si informa bene e osserva attentamente la storia dell'Eta lo vede. Comunque ho una grande speranza, penso che il potere può essere delegittimato grazie all'humor" racconta. "Rendere ridicolo l'aggressore attraverso l'humor è una cosa molto positiva perché a nessun piace essere visto pubblicamente in questo modo. L'humor ha un grandissimo potere, ma deve essere fatto contro l'aggressore, mai contro le vittime perché potrebbe creare un ulteriore danno morale".
    Ma cosa pensa dei giovani di oggi? "E' una tradizione quella di criticare sempre i giovani. Io non credo che oggi abbiano un atteggiamento passivo o di indifferenza. In Europa abbiamo avuto decenni di abbondanza economica, pace e quindi non c'è stata un' urgenza sociale e questo forse ha creato disinteresse nei confronti della politica. Oggi viviamo un momento diverso, cominciano a esserci problemi importanti come il cambiamento climatico e vedo che i giovani si interessano, reagiscono".
    Diciamo, sottolinea Aramburu, "che l'umanità reagisce quando ha un problema. Da vent'anni a questa parte possiamo dire che questo è il momento in cui i giovani cominciano a interessarsi di nuovo e di più ai problemi politici e mi ha fatto molto piacere vedere la coda per entrare al Salone piena di giovani".La pandemia entrerà nei suoi prossimi libri? "Non scrivo per argomenti ma può darsi che ne scriverò perché è un momento che ho vissuto. Non scrivo mai romanzi storici, mi piace scrivere dei tempi che ho vissuto, ma per ora la pandemia non è in programma" dice.
   

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