FRANCESCA RIGOTTI, 'CLEMENZA' (IL
MULINO, PP. 133 , EURO 12)
Nel saggio Clemenza - edito dal Mulino - la filosofa Rigotti
dimostra l'intreccio tra clemenza e migrazione: a chiedere
clemenza oggi come ieri - spiega l'autrice - sono i profughi,
chi fugge da paesi tormentati dalla miseria e dalla guerra.
Rigotti analizza il presente e guarda anche indietro, al mondo
antico, alla letteratura greca, in particolare alle Supplici di
Eschilo, tragedia che parla delle Danaidi, considerate le prime
migranti della storia. Il re Pelasgo si trova davanti a un
dilemma profondo e alla fine decide di accogliere le Danaidi,
dopo essersi immerso negli abissi della sua interiorità "simile
a un pescatore di spugne". La clemenza - si legge nel volume - è
"virtù giuridica, morale e politica: il coraggio di praticarla".
Rigotti conduce il lettore in un percorso alla scoperta del
significato della parola clemenza. La derivazione etimologica è,
secondo alcuni studiosi, quella del verbo greco 'keléo' che
significa carezzare, placare. Clemenza secondo altri, rimanda
sempre al greco ma al verbo 'klíno' che sta per piegare verso,
'inclinare'. Entrambe le derivazioni dimostrano che la clemenza
è qualcosa di benevolo e dolce come dolce è il gesto di chinarsi
o inginocchiarsi.
Francesca Rigotti ha insegnato all'università di Göttingen e
all'università della Svizzera italiana. È autrice di numerosi
saggi tra cui Buio (2020), analisi e invito a riscoprire il buio
come esperienza per conoscere meglio se stessi.
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