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'In vita mia solo violenza', i diari del mostro del Circeo

'In vita mia solo violenza', i diari del mostro del Circeo

Nel libro 'Io sono l'uomo nero' i documenti inediti di Izzo

ROMA, 02 maggio 2023, 19:42

di Matteo Guidelli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Se mi guardo indietro vedo solo una sequela di reati e violenza. Ma questa è stata la mia vita. Non mi piace l'idea della vita borghese cui ero destinato, e perciò va bene così". Dal 2016 Angelo Izzo, il mostro del Circeo, ha iniziato a scrivere. E non ha più smesso: migliaia di pagine che vanno a comporre un diario dell'orrore, brutale e fino ad oggi inedito.
    Quelle pagine sono il cuore di 'Io sono l'uomo nero - dal Circeo a Ferrazzano la storia mai raccontata di Angelo Izzo e dei suoi crimini' (Rai Libri). Un libro duro e crudo nonostante la "censura" che, come dice la stessa autrice Ilaria Amenta - giornalista del Gr Radio, da oltre vent'anni in Rai - si è resa necessaria, non solo per motivi editoriali. "C'è un altro limite, non valicabile. Nella prosa di Izzo ci sono lo stesso sadismo, la stessa presunzione di impunità, lo stesso disprezzo che caratterizzano il suo agire criminale... Per non permettere a Izzo di perpetrare il suo delitto e continuare a violare le vittime c'era la necessità... di un filtro che comunque non tradisse la fedeltà dell'originale. I dettagli più scabrosi e macabri, li lasciamo all'autore, agli autori, narcisi del male".
    Il libro nasce per caso. L'autrice aveva contattato un'associazione che si occupa di invalidità civile visto che la madre era stata ricoverata dopo una brutta caduta e uno degli operatori, un giorno, le confessò di avere nel cassetto alcuni memoriali di Izzo, avuti a sua volta da un suo assistito che aveva avuto diversi guai con la giustizia ed era stato in carcere con lui. 'Io sono l'uomo nero' "nasce dunque 'grazie' a quelle pagine" ma "da quelle pagine - scrive l'autrice - prende tutta la distanza possibile, perché quelle pagine sono un documento sull'orrore di una mente, di un gruppo di persone, che ha lasciato cicatrici indelebili".
    Nel libro ci sono i racconti del primo stupro commesso, nella primavera del 1974, un anno e mezzo prima del massacro del Circeo; le descrizioni dei suoi amici - il "mio gruppo di drughi formato da fanatici dell'ultraviolenza" - e quella delle rapine in banca: "Ci sembrava facilissimo, ci esaltava e dava alla testa. Erano proprio una droga per noi, ci sentivamo davvero invulnerabili". E c'è il racconto in prima persona dell'orrore che il 29 settembre del 1975 dovettero subire Rosaria Lopez e Donatella Colasanti. Le due ragazze "erano lì perché le volevamo uccidere, non violentarle. Nessuno l'ha ipotizzato e capito" dice Izzo prima di raccontare per filo e per segno quelle 36 ore nella villa al Circeo. Racconto che è stato, appunto, tagliato.
    "Ho dovuto e voluto censurare" scrive Amenta che poi aggiunge: "Non è stato facile trascrivere queste pagine, ho vissuto le sevizie con Rossella e Donatella, ero stanca e sfinita con Rosaria e Donatella... L'orrore e il raccapriccio sono diventati i sentimenti dominanti. Mi sono chiesta se avessi voglia e forza di andare avanti. Ho deciso di farlo per tentare di entrare nella testa del mostro e per ricordare Rosaria e Donatella prima di tutto, ma anche tutte le battaglie che, dai quei fatti, i movimenti femministi e non solo hanno cavalcato".
    Izzo oggi ha 67 anni ed è in carcere dove sta scontando il suo secondo ergastolo, quello per il delitto di Ferrazzano in cui uccise Maria Carmela Linciano e sua figlia Valentina. E anche questo è raccontato nei dettagli. Ma perché pubblicare tutto questo orrore? "Per provare a capire come un'anima possa attraversare la linea del bene senza riuscire a tornare indietro e come - dopo aver scontato trent'anni di carcere per il massacro del Circeo - si possa compiere lo stesso delitto con la stessa identica efferatezza. Senza un minimo accenno di pentimento" prova a spiegare Amenta.
    Un'assenza di pentimento che è chiarissima, scorrendo le parole scritte dal mostro del Circeo. "Avevo pure collaborato con la giustizia, ma l'ho fatto per uscire, per poi tornare a commettere reati di fuori. Non ho mai voluto fare altro".

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