(di Silvia Lambertucci)
GABRIEL ZUCHTRIEGEL, THE MAKING OF
THE DORIC TEMPLE, ARCHITECTURE, RELIGION, AND SOCIAL CHANGE IN
ARCHAIC GREECE, (CAMBRIDGE UNIVERSITY PRESS, pp.350).
"L'architettura dorica ci vuole ingannare, sin dalla sua
creazione. E spesso ci è riuscita alla grande. Ma a ben
guardare, sotto il manto di forme arcaiche, che si fingono
derivate da primitive costruzioni in legno, si nasconde una
rottura con il passato, non solo architettonica, anche religiosa
e sociale. L'ordine dorico è anche un nuovo modo di guardare il
mondo secondo schemi rigidi e standardizzati. Il tempio dorico,
costruito secondo un canone fisso, orientato quasi sempre verso
est, è, in un certo senso, il primo "non-luogo" della storia: un
edificio, che prescinde dal suo contesto paesaggistico e
urbanistico, mirando a una totalizzante autoreferenzialità".
Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei,
sintetizza così la tesi alla base del suo nuovo libro "The
Making of the Doric Temple. Architecture, Religion, and Social
Change in Archaic Greece", in uscita queste settimane con la
Cambridge University Press.
Mettendo insieme dati archeologici vecchi e nuovi, alcuni
esaminati per la prima volta, lo studioso tedesco da anni in
Italia, dove ha scavato tra l'altro a Selinunte e Pompei, una
lunga esperienza alla guida di Paestum e Velia prima di essere
chiamato a sostituire Massimo Osanna alla direzione di Pompei,
arriva alla considerazione che l'architettura dorica nasce in
concomitanza con un cambiamento dirompente nell'urbanistica,
nell'uso del territorio e nella colonizzazione nella Grecia
arcaica e si afferma anzi come la giusta soluzione per il nuovo
mondo. Nelle 350 pagine di questo lungo e dettagliato excursus,
basandosi sugli sviluppi più recenti della geografia e degli
studi postcoloniali l'archeologo, da sempre molto attento agli
aspetti sociologici della storia antica, rilegge quindi i
cambiamenti epocali dell'architettura come parte di una
trasformazione più ampia che coinvolgeva religione, politica,
economia e filosofia. Mentre le élite greche colonizzavano,
esploravano e mappavano il Mediterraneo, spiega, i coloni
cercavano anche una nuova dimora per gli dei nei mutevoli
paesaggi del mondo del VI secolo a.C. E l'architettura dorica,
come dimostrano anche gli sviluppi paralleli nell'arte, nella
divisione del territorio, nella pianificazione urbana, persino
nell'atletica, nella guerra e nella cosmologia, fornì una
risposta a questa sfida.
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