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Con "Un giro d'orizzonte", Antonio Cederna torna a parlare

Con "Un giro d'orizzonte", Antonio Cederna torna a parlare

Esce una raccolta di scritti e proposte tra il 1949 e il 1993

ROMA, 17 aprile 2023, 12:48

(di Francesca Chiri)

ANSACheck

La copertina di Un Giro d 'orizzonte - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Un Giro d 'orizzonte - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Un Giro d 'orizzonte - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANTONIO CEDERNA, "UN GIRO D'ORIZZONTE" (Biblion Edizioni, 442 pagine). In occasione dei 100 anni dalla sua nascita, Critica Liberale rilancia la figura di Antonio Cederna, con un libro che raccoglie, studi, proposte di legge e articoli pubblicati tra il 1949 e il 1993, per fare in modo che i suoi scritti siano ricordati, riletti, utilizzati per riflettere e progettare un futuro migliore. Con lo stesso spirito che animava l'uomo che fu archeologo e ambientalista, anzi "paesaggista", che era quello di "risvegliare nelle menti e nei cuori degli italiani un senso di responsabilità verso la natura, l'ecosistema, la bellezza e la conservazione dei beni comuni". Un'eredità che hanno provato a raccogliere, in occasione di una giornata di riflessione sulla sua opera e sugli scritti raccolti nel libro "Un giro d'orizzonte', pubblicato da Biblion Edizioni, ospitata al Ministero della Cultura dallo storico dell'arte e sottosegretario, Vittorio Sgarbi, un gruppo di esperti archeologi, architetti, storici e saggisti con il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, tra i primi a riconoscere quanto "la difesa della cultura e del bene comune portata avanti da Cederna sia un segno di civiltà e argomento trasversale" tra gli orientamenti politici.  Curato da Andrea Costa, a lungo esponente di Italia Nostra e da Sauro Turroni, architetto ed urbanista, il libro raccoglie le denunce di Cederna su alcuni dei maggiori scempi perpetrati a danno del patrimonio urbanistico e ambientale dal dopoguerra: dallo sventramento dei centri storici alla lottizzazione di parchi e litorali, dalla speculazione edilizia alla distruzione o manomissione dei beni culturali. Come l'articolo scritto per il Corriere della Sera nel 1971, "Il napalm sulle vestigia dell'Urbe", o il lungimirante avvertimento che lanciava due anni dopo dalle colonne dello stesso giornale: "Perché l'Italia frana quando piove". Seguito poi dal "Perché un incendio può essere un affare".
    E' un "saccheggio" di territorio e ambiente, quello che racconta, raggiunto anche grazie alla "complice ignoranza" di politici e amministratori. Complicità e inazioni su cui si scaglia Elisabetta Margiotta Nervi, segretario generale della Fondazione Pier Luigi Nervi Project, nonché moglie del nipote del grande ingegnere che ideò negli anni '30 lo stadio Franchi di Firenze, ora oggetto di battaglie al progetto di "restyling" autorizzato dal cosiddetto emendamento "sblocca-stadi" del decreto semplificazioni: "Chiedo al Ministero di non trincerarsi dietro l'applicazione pedissequa delle nuove e delle vecchie leggi e chiedo al sindaco Nardella di interpretare la sua funzione occupandosi di questo problema".
    C'è poi il tema della contrapposizione tra la difesa dei beni paesaggistici e ambientali: "Si fermi la barbarie di invoca il clima per distruggere il paesaggio" denuncia nuovamente Sgarbi che porta avanti la sua battaglia contro il dilagare di pale eoliche e i pannelli fotovoltaici. Un tema che probabilmente avrebbe appassionato anche Cederna, definito dai curatori del libro un "conservazionista", termine ben lontano dal generico "ambientalista", per la sua indole a mettere insieme l'approccio scientifico a quello culturale con l'unico intento di difendere il "paesaggio", così come lo intendeva Benedetto Croce quando, per tutelare insieme le "maggiori bellezze d'Italia, quelle naturali e quelle artistiche", diede il nome alla prima legge che se ne occupò. Anche da lì sono passati 100 anni.
   

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