SABA ANGLANA, LA SIGNORA MERAVIGLIA
(SELLERIO, PP. 295, EURO 17) "Chi è privo di un mito è un uomo
che non ha radici" è una frase di Jung, messa in esergo in
questo libro di Saba Anglana, scrittrice, cantante, attrice,
nata a Mogadisco nel 1970. Il suo albero genealogico ha origine
in Italia e Africa.
La signora Meraviglia, memoir e saga familiare al femminile,
si snoda tra passato e presente, tra gli anni Trenta del
Novecento e i giorni nostri, e unisce realismo a scene con
richiami magici ed esoterici. Tra le immagini ricorrenti "una
specie di Gorgone" dipinta con dita e sangue, una faccia che
"nella penombra è mostruosa" e "guarda dal fondo della camera
con una specie di ghigno sulla bocca". Il racconto comincia con
un flashback: Abebech, etiope, viene abbandonata in Somalia con
una figlia e un vuoto incolmabile dentro di sé. Da quella donna
ha origine la famiglia di Saba, io narrante.
La signora Meraviglia del titolo è la cittadinanza italiana,
il grande sogno di Dighei, una delle protagoniste, che vive nel
Belpaese da quarant'anni.
Dighei, in cuor suo, si è sempre sentita italiana e nel 1982, le
guance dipinte col tricolore, scende in strada a festeggiare la
vittoria della Nazionale ai Mondiali.
"Zia Dighei, fosse anche l'ultima cosa che faccio nella mia
vita, giuro che te la faccio prendere io la signora Meraviglia",
così Saba rassicura la zia e l'aiuta, insieme a un avvocato, a
destreggiarsi in un lungo percorso burocratico che diventa un
vero e proprio viaggio interiore.
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