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Wole Soyinka, la migrazione è multidirezionale e coinvolge tutti

Wole Soyinka, la migrazione è multidirezionale e coinvolge tutti

Il Premio Nobel al Salone del Libro di Torino

TORINO, 22 maggio 2023, 00:34

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Predicatori, politici corrotti coinvolti nel traffico di organi umani da utilizzare in rituali in una Nigeria agitata dalle elezioni. Wole Soyinka, il primo scrittore africano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1986 torna, dopo 48 anni, al romanzo con Cronache dalla terra dei più felici al mondo, pubblicato da La nave di Teseo nella traduzione di Alessandra Di Maio. Oltre 550 pagine piene di personaggi, sorprendente ironia in una storia che è un giallo, una satira politica e non solo, insomma un romanzo che non si può classificare. Che cosa ha spinto lo scrittore poeta e drammaturgo nigeriano a tornare alla forma del romanzo, il suo terzo, con cui è stato la vera stella del Salone del Libro di Torino 2023 che si chiuderà domani? "Non ho mai abbandonato la forma del romanzo, lo avevo un po' messo da parte, ma da tantissimi anni questa storia mi girava nella testa, avevo tanto di quel materiale che ho avuto proprio la necessità di utilizzare il romanzo perché era un materiale che riguardava anche l'ambiente in cui vivo" racconta all'ANSA lo scrittore al suo arrivo al Salone. I personaggi, commercianti che fanno affari vendendo parti del corpo sottratte all'ospedale del dottor Menka, leader religiosi e affaristi, sono basati su figure reali? "Sono reali e immaginati o comunque risultano da osservazioni, incontri, a volte anche non positivi. Considerando che c'è tutta questa proliferazione di personaggi negativi che si rifiutano di andare via e che io ho combattuto da attivista con altre persone allora, in un certo senso, questo è il mio modo di vendicarmi di loro facendoli apparire e scomparire nella scrittura" sottolinea Soyinka che è stato incarcerato, condannato a morte e costretto all'esilio dalla dittatura militare di Sani Abacha. Cronache della terra dei più felici al mondo ovviamente è un titolo ironico? "È una sorta di approccio omeopatico che ti aiuta ad assorbire la pena e il dolore ma anche ad affrontare l'enormità di queste difficoltà. C'è un modo di dire quando vai dal dottore: 'no, ma mi fa male soltanto quando rido o addirittura quando sorrido'. L'ironia è uno strumento per poter riuscire a sopportare questo dolore e funziona perfino durante il processo della scrittura" dice lo scrittore con la sua nuvola di capelli bianchi che dopo il Salone sarà il 22 maggio alle 18 alla Cavallerizza Reale di Torino e il 23 maggio .al Teatro Giuseppe Verdi di Busseto per la Milanesiana ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi. La letteratura diventa così un'arma contro ogni abuso di potere in una storia che racconta la dinamica dell'amicizia e del tradimento. "Non può essere tutto negativo. Ci sono anche elementi positivi nelle persone e sicuramente l'amicizia è uno di questi. L'amicizia è apprezzata, riconosciuta in questa storia e non importa se poi fallisce o non funziona più. Il punto vero è che l'amicizia c'è ed è sicuramente una direttrice. Il tradimento rientra in questo quadro, c'è anche tra le amiche, tra fratelli. E' una sorta di spaccato della vita". Soyinka racconta anche il colonialismo che corrompe l'anima di una nazione. Cosa pensa del grande problema dell'immigrazione? "La migrazione in questo momento è uno dei problemi più grandi del mondo. Non funziona solo dai Paesi poveri ai Paesi ricchi, è multidirezionale e coinvolge tutti. Quello che sta succedendo in Ucraina ci dimostra che è un problema universale ed è una questione che va affrontata in maniera olistica". Ma l'umanità è poco reattiva, è come se fosse addormentata davanti ai problemi che ci affliggono? "Più che essersi addormentata c'è forse una sorta di non pensarci tanto, di compiacenza. Tutto è chiaro, tutte le questioni sono sul tavolo: la disparità, la diseguaglianza economica, la sindrome del potere, la megalomania. Ma in realtà è come se tutti se ne occupassero in maniera relativa. Però c'è una coscienza, tutti sono consci che i problemi esistono".

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