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Rosella Postorino, per esistere ci dobbiamo separare

Rosella Postorino, per esistere ci dobbiamo separare

Esce 'Mi limitavo ad amare te' a 5 anni da 'Le assaggiatrici'

ROMA, 01 febbraio 2023, 16:47

Mauretta Capuano

ANSACheck

La vincitrice del Premio Campiello Rosella Postorino - RIPRODUZIONE RISERVATA

La vincitrice del Premio Campiello Rosella Postorino - RIPRODUZIONE RISERVATA
La vincitrice del Premio Campiello Rosella Postorino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Omar e Nada, bambini a Sarajevo nel 1992, portati via una mattina di luglio su un pullman per scampare alle bombe. In viaggio verso l'Italia lungo strade piene di macerie, per salvarsi. A cinque anni da Le assaggiatrici, Premio Campiello 2018 venduto in tutto il mondo, Rosella Postorino torna con 'Mi limitavo ad amare te', in libreria il 31 gennaio per Feltrinelli. Ispirato anche questa volta a una storia vera, il romanzo ci porta di nuovo a fare i conti con la guerra, ma soprattutto con un tema universale, lo strappo della separazione.
    "Per salvarsi c'è sempre qualcosa che perdi. In questo caso siamo all'estremo perché c'è la guerra. In fondo l'esperienza della separazione è la prima che facciamo nella vita, per esistere ci separiamo da nostra madre. La nostra prima dimensione è essere uniti però siamo vivi, siamo al mondo quando siamo separati. E' una specie di ferita che ci rimane, un anelito di ricongiungimento che ci resta e che non risolviamo maimAU" dice all'ANSA la Postorino, che è nata a Reggio Calabria nel 1978 , è cresciuta in provincia di Imperia e vive e lavora come editor a Roma.
    "Come Le assaggiatrici questo romanzo viene da un episodio vero e più o meno ha la stessa genesi del precedente. Ho letto nel 2019 un articolo che raccontava la storia di bambini di Sarajevo che nel 1992 sono stati portati via per scampare alle bombe e non sono mai più tornati in Bosnia. La maggioranza viveva in orfanatrofio, ma non tutti erano orfani. Nel caos della guerra è stato impossibile avvertire in molti casi i genitori di questi bambini della loro partenza. Solo immaginarlo mi fa impazzire" racconta la scrittrice.
    Dopo aver studiato e approfondito, come fa sempre, alla fine la Postorino ha deciso di raccontare la storia di tre ragazzi inventati: Omar, Nada e Danilo, conosciuto durante il viaggio.
    Lo ha fatto però dopo aver ascoltato le storie vere di questi bambini "che ho cercato e che adesso sono degli adulti come me.
    Attraverso loro ho provato a ricreare dentro di me l'atmosfera emotiva, sentimentale di quel viaggio, di quello sradicamento, di quella fortuna di potersi salvare che però ha significato anche un dolore" spiega. "Quando è scoppiata la guerra in Bosnia avevo 14 anni, loro ascoltavano la stessa musica che ascoltavo io, guardavano Bevery Hills 90210 come me. Erano uguali a me e poi la loro vita è stata spezzata. Non è diverso da quello che accade adesso in Ucraina dove c'erano persone che fino a che Putin non è arrivato conducevano una vita quotidiana di normalità. La guerra può spezzare completamente , in maniera improvvisa, una vita normale" sottolinea la Postorino.
    Dopo aver raccontato la seconda guerra mondiale, dal 2019 si è interessata della guerra in Bosnia, ma non è partita da lì per questo romanzo di formazione, amore e guerra. "Quello che mi interessava di questi bambini era che loro erano stati strappati da qualcosa e che questa condizione dello strappo riguarda tutti, a livello universale. La guerra è proprio la rappresentazione emblematica dell'ingiustizia che è stare al mondo. Il nostro istinto di sopravvivenza viene continuamente mortificato dall'esistenza della morte. La guerra ti sbatte in faccia il fatto che la morte esiste. Noi viviamo dimenticandoci che dobbiamo morire e in guerra non è più possibile".
    Ma questa è anche e soprattutto una storia che parla di madri e di figli. Omar che obbedisce sempre alla madre, "è una specie di fondamentalista dell'amore, non accetta la separazione, il tradimento. Vive in totale fusione con la madre. Dire che le obbediva sempre è anche un modo per giustificarsi quando sua madre le viene strappata da una granata e lui si salva" afferma la scrittrice. Nada è l'opposto, non ha un rapporto con la madre. "E' la rifiutata in qualche modo. Ha un difetto fisico, le manca l'anulare e questo simboleggia il fatto che lei è manchevole, non è giusta, è sbagliata. Mentre il riscatto di Danilo che non viene da un orfanatrofio e diventa un profugo ha a che fare con un senso di tradimento" spiega la Postorino che parte anche da se stessa per sentire i personaggi vivi. Dopo il Premio Campiello, 'Mi limitavo ad amare te' - che sarà presentato il 4 febbraio alla Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano e il 5 febbraio alla Libreria Ubik Spazio Sette a Roma, e poi sarà protagonista di un lungo tour - sarebbe perfetto per partecipare al Premio Strega. "Mi sembra presto per dirlo. Vedremo". Intanto 'Le assaggiatrici' che ha venduto 200 mila copie in Italia e 100 mila copie in Francia, diventerà un film girato da Silvio Soldini.
   

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