(dell'inviata Mauretta Capuano)
(ANSA) - BOLOGNA, 22 MAR - E' difficile per l'editrice russa
Irina Balakhonova, della casa editrice Samokat parlare di quella
che Putin vuole si chiami "operazione speciale" in Ucraina.
"Quello che sta accadendo in nostro nome per noi è assolutamente
insopportabile, non siamo pronti a realizzarlo. Io ci ho messo
un mese a rendermi conto che non vivevo un incubo" dice
all'incontro su 'Guerra e pace' organizzato dalla casa editrice
Orecchio Acerbo, alla quale partecipa lo scrittore Paolo Nori,
alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna che si concluderà il
24 marzo. .
"Il 24 febbraio ero a Vilnius a fare una conferenza su una
graphic novel che parla della deportazione dei lituani
all'inizio della seconda guerra mondiale. Queste popolazioni
lituane sono state deportate dai russi in Siberia e facevo
vedere il libro dicendo 'speriamo non succeda mai più'. E poi il
24 febbraio è successo quello che è successo. Sarà difficile
lavorare in Russia perché ogni giorno c'è una nuova legge. Pochi
giorni fa Putin ne ha fatta una che punisce le persone che
sostengono la quinta Colonna e i valori occidentali. Sicuramente
avremo delle difficoltà. Vorrei che questa 'operazione
speciale', chiamiamola come vuole Putin, finisse, si fermasse e
che gli ucraini possano vivere in pace. Tutti stiamo pregando
per loro e poi vedremo cosa la Russia diventerà nel tempo. Si
annunciano sicuramente delle operazioni speciali verso chi è
contro il regime, delle repressioni contro coloro che non sono
d'accordo" spiega la Balakhonova che è figlia di un dissidente,
ha vissuto tra Mosca e la Svizzera e fondato al suo ritorno in
Russia la casa editrice Samokat.
"Ho visto quello che è accaduto a mio padre che è stato in
prigione per 15 anni, ma la mia generazione non conosce questo
tipo di repressione. Spero che la comunità mondiale faccia
qualcosa per evitare che la Russia si richiuda di nuovo perché
quando si chiude sappiamo cosa c'è dietro a quel muro"
sottolinea trovando un po' di coraggio.
E aggiunge: "fino al 24 febbraio la mia generazione non sapeva
cosa volesse dire vivere sotto una guerra. Abbiamo pensato di
comprendere cosa volesse dire. Tutti abbiamo difficoltà a
realizzare che stiamo vivendo una catastrofe che si sta
concretizzando per i nostri amici, i colleghi dell'Ucraina. Le
parole con cui è cresciuta la mia generazione, che echeggiavano
in noi erano : 'tutto ma non la guerra'. Io e i miei amici siamo
profondamente pacifisti".
La Samokat è nata per dare dei buoni libri a suo figlio e a
quelli dei suoi amici. "Libri con cui trasmettere valori
democratici, per fare un ponte tra culture e generazioni.
Samokat vuol dire mono pattino" racconta l'editrice russa e
mostra l'edizione italiana di 'C'era una casa a Mosca'
(Donzelli). "Nel 2018 abbiamo fatto questo libro. E' la storia
di un vecchio appartamento , in copertina c'è una porta
attraverso la quale volevamo invitare a entrare tutti quelli che
avevano paura della Russia o idee preconcette della Russia. E'
la storia di una famiglia russa di dottori che entra
nell'appartamento nel 1902 e attraverso la loro storia arriviamo
al 2002. Ci sono momenti difficili come il 1914, la prima
guerra mondiale. Il punto di vista è quello di un bambino che si
focalizza su ciò che vede lui. E' un falso testimone. Poi questa
famiglia attraversa la rivoluzione, le purghe staliniste, la
seconda guerra mondiale, la stagnazione, il disgelo, la
Perestrojka e poi dovrebbe terminare con questa guerra che non
abbiamo il diritto di chiamare guerra ma operazione speciale"
dice Irina Balakhonova. (ANSA).
Editrice russa, insopportabile la situazione in Ucraina
Irina Balakhonova alla Fiera Ragazzi di Bologna
