(di Marzia Apice)
MARCO TESTONI, RENATO NICOLINI. LA
GIOIOSA ANOMALIA (Edizioni Efesto, pp.188, 15 euro)
"Si muove la città, con le piazze i giardini e la gente nei
bar, galleggia e se ne va, anche senza corrente camminerà". Sono
forse le parole di Lucio Dalla ne "La sera dei miracoli", brano
scritto per raccontare l'atmosfera che sul finire degli anni '70
impregnava di euforia i vicoli della Capitale in una Estate
Romana appena nata, il miglior modo per ricordare Renato
Nicolini - architetto, drammaturgo, politico visionario e
coraggioso, assessore alla cultura al Comune di Roma dal 1976 al
1985, con le giunte Argan, Petroselli e Vetere - e le sue
politiche culturali, con le quali coltivava l'immaginazione
riuscendo a mettere il pubblico sempre al centro di ogni
esperienza artistica, sia colta che popolare.
Alla sua figura, nel decennale della scomparsa, Marco Testoni
dedica il libro-saggio "La gioiosa anomalia", pubblicato da
Edizioni Efesto, con la prefazione di Christian Raimo,
l'introduzione di Walter Tocci e la postfazione di David Tozzo.
Lontano dal voler proporre un facile "santino" di un personaggio
rimpianto e guardato a modello anche in tempi recenti (per la
verità anche molto discusso, non solo dagli avversari politici,
ma perfino nella sua ala di provenienza, quella della sinistra
democratica, dal PCI fino al PD), Testoni persegue l'obiettivo
di far nascere una riflessione su ciò che di buono e utile per
la comunità si sarebbe dovuto conservare, imparare, replicare di
quella specifica esperienza politica.
L'autore - musicista che ha vissuto in prima persona il
fermento culturale degli anni dell'assessorato di Nicolini,
quando "poteva capitare di ascoltare la musica uscire dai
tombini e sentire l'odore di profumi spruzzati dalle
autocisterne della nettezza urbana" - sostiene che in termini di
qualità, energia e vitalità culturale si sia perso molto e che a
farne le spese siano stati i cittadini. Testoni sottolinea
infatti che per Nicolini, ricordato per essere stato l'inventore
dell'Estate Romana e considerato l'uomo dell'"effimero" e del
"meraviglioso urbano", fare politica culturale (in anni
complessi, con l'ombra del terrorismo addosso) significava
infatti dover necessariamente innescare un circolo virtuoso tra
pubblica amministrazione, operatori culturali e cittadinanza,
intendendo la cultura come collante sociale e motore di
cambiamento e crescita, anche economica.
Guardando all'oggi, tra l'appiattimento su proposte
commerciali e la burocrazia che disincentiva all'azione, a Roma
di quello che fu negli anni nicoliniani (dalla prima proiezione
alla Basilica di Massenzio del 26 agosto 1977, passando per il
Festival dei Poeti a Castelporziano fino a Ballo non solo a
Villa Ada, e a una miriade di altre performance, eventi, mostre
e rassegne) sembra essere rimasto poco. Con il suo entusiasmo ma
non senza difficoltà, nella sua permanenza al Comune di Roma
l'assessore-architetto-drammaturgo riuscì nell'impresa di far
lavorare insieme associazioni, operatori, intellettuali e
ovviamente artisti (cinema, teatro d'avanguardia, musica e arte
contemporanea), abbattendo i rigidi schemi tra colto e popolare,
classicismo e avanguardia: un modello che egli replicò anche al
Comune di Napoli, quando finì la sua esperienza romana, ma che
poi negli anni si è come diluito, fino a restare solo un
ricordo.
Accanto alla dettagliata analisi del lavoro svolto con
passione da Nicolini - dagli inizi all'attività parlamentare per
tre legislature nelle file del PCI; dal doloroso strappo con il
PDS in occasione della sua candidatura a Sindaco di Roma con
Rifondazione Comunista fino all'approdo a Napoli e alla
direzione del Laboratorio teatrale Le Maschere per l'Università
di Reggio Calabria - nel libro è presente anche il Qr code per
accedere ai contenuti extra, tra cui alcuni documenti e
interviste in video: alla compagna di Nicolini, l'attrice Marilù
Prati, ai registi Egidio Eronico e Davide Marengo. Con una
testimonianza, infine, dello stesso Testoni e della pittrice
Antonia Carmi.
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