(di Marzia Apice)
LAURA CAPPON / GIANLUCA COSTANTINI,
PATRICK ZAKI. UNA STORIA EGIZIANA (Feltrinelli Comics con il
patrocinio di Amnesty International Italia, pp.128, 17 euro).
"Grazie per la dedizione e l'impegno che avete dedicato al mio
caso e per essere stati la mia voce. L'arte e la letteratura
sono un'ancora di salvezza per molti detenuti politici che
altrimenti verrebbero dimenticati": così il ricercatore e
attivista egiziano Patrick Zaki ha ringraziato Laura Cappon e
Gianluca Costantini per aver raccontato la sua terribile vicenda
umana e giudiziaria nella graphic novel "Patrick Zaki. Una
storia egiziana", in uscita il 3 febbraio con Feltrinelli
Comics. Il volume, che ha il patrocinio di Amnesty International
Italia, arriverà in libreria due giorni dopo la prossima udienza
prevista l'1 febbraio, che dovrà decidere le sorti del giovane.
Tra le pagine di questa intensa opera di graphic journalism -
Cappon è giornalista esperta di vicende egiziane, Costantini è
attivista e fumettista, autore dell'immagine più iconica e
diffusa di Patrick Zaki - il racconto chiaro e documentato di
lunghi mesi di sofferenze e complesse battaglie, di violenze
indicibili a opera di un regime che non rispetta i diritti umani
e di impasse burocratici, ma anche di quanto può essere potente
la speranza se è condivisa da un esercito di persone che credono
nella libertà. La vicenda narrata dagli autori inizia proprio a
partire da quel 7 febbraio 2020, quando lo studente egiziano,
iscritto a un master in Studi di genere all'Università di
Bologna e collaboratore di EIPR, l'Egyptian Initiative for
Personal Rights, viene fermato dalla polizia egiziana
all'aeroporto del Cairo, mentre sta tornando a casa. Per lui i
capi d'accusa sono cinque e tutti gravissimi: minaccia alla
sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali,
sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il
terrorismo. Le prove invece sono dieci post pubblicati su
Facebook che inciterebbero alla rivolta, ritenuti però non
autentici dagli avvocati dello studente. Dal giorno dell'arresto
Patrick Zaki ha dovuto reggere il peso di 22 mesi di detenzione
preventiva, vissuti in celle sovraffollate, in condizioni
igienico-sanitarie precarie e subendo torture di vario genere da
parte del regime egiziano: dopo esser stato a settembre scorso
rinviato a giudizio con l'accusa di diffusione di notizie false
e per aver seminato il terrore fra la popolazione con un
articolo sulla situazione della minoranza cristiana in Egitto, a
dicembre Patrick è stato infine scarcerato ma non ha avuto
l'assoluzione. La sua storia, si sa, non è ancora finita e
purtroppo non c'è alcuna certezza di un esito positivo. Nel
libro Cappon e Costantini si concentrano sul dramma personale e
i risvolti politici di questa storia (non mancano ovviamente i
riferimenti anche all'uccisione di Giulio Regeni), spiegando
anche molti dettagli sui mezzi e gli espedienti giuridici usati
dalla dittatura di Abdel Fattah el-Sisi nel perseguire
dissidenti e attivisti (si conta che siano almeno 60.000 i
detenuti politici). Ma grande parte è occupata dal racconto
emozionante dell'unico sostegno a cui Patrick ha potuto
appigliarsi nel corso di questi due anni, quello della sua
famiglia e degli amici, molti dei quali attivisti come lui, e
quello di una incredibile mobilitazione internazionale da parte
di intellettuali, politici, giornalisti e associazioni
umanitarie e di tantissimi cittadini, tra cui una marea di
giovani. Una campagna di grande impatto, che ha fatto il giro
del mondo e in cui l'Italia è stata in prima linea. "L'arte
svolge un ruolo di primo piano nel far avanzare i casi dei
detenuti politici ed espandere le loro cerchie di supporto
creando consapevolezza sulle loro vicende giudiziarie", ha
commentato ancora Zaki, "Il mio caso ne è una prova vivente:
l'arte ha avuto una parte fondamentale nel riconquistare la mia
libertà, anche se ancora in modo parziale. Vorrei ringraziare
Gianluca e Laura per il loro attivismo negli ultimi due anni e
per il loro sostegno. Spero che continuino a usare il loro
talento per liberare altri prigionieri di coscienza". "Il lavoro
di Cappon e Costantini è uno dei risultati più preziosi prodotti
da una campagna ruggente e intensa iniziata ormai due anni fa.
Una campagna che non solo è stata vicina a Patrick ma alla quale
lui, nonostante le condizioni in cui si trovava, è stato vicino.
In qualche modo questo libro non è solo per Patrick, ma è anche
di Patrick", ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty
International Italia.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA