Paolo Petroni
"Il richiamo della pubblica opinione
dei filologi che non si ritenesse una nuova edizione del poema
dantesco senza che i fondi manoscritti venissero riesaminati, e
la conoscenza della tradizione estesa a ogni latitudine, doveva
essere soddisfatto. A tal fine è stata ripresa l'esplorazione
con vasto programma e metodo aggiornato'' in mezza Europa e
negli Stati Uniti per conoscere direttamente tutti i manoscritti
esistenti. Così scriveva Giorgio Petrocchi al termine del suo
lavoro durato ben oltre 10 anni nella prefazione alla sua
definitiva edizione critica "secondo l'antica vulgata" della
Divina Commedia, basata sulla tradizione manoscritta anteriore a
Giovanni Boccaccio, che fu pubblicata in quattro volumi tra il
1966 e il 1967 nell'ambito della Edizione Nazionale delle Opere
di Dante. Per questo, nell'anno del settecentesimo di Dante, non
si sarebbe potuto non ricordare questo studioso scomparso nel
febbraio del 1989, anche senza la ricorrenza dei cento anni
dalla sua nascita nel 1921 a Tivoli, che cade venerdì 13 agosto.
Petrocchi lo ricordano i non studiosi, oltre che come autore
di una 'Vita di Dante' del 1983, come curatore negli anni
seguenti di una lettura televisiva integrale della Commedia, con
sue introduzioni e di insigni dantisti ai singoli canti,
affidati dalla Rai a grandi attori, da Albertazzi a Sbragia.
Laureatosi in giurisprudenza nel 1942, fu bibliotecario presso
l'Angelica di Roma dal 1947 al 1955. Nel 1949 si sposò con
Matilde Luberti da cui ebbe due figli, Giovanni e Francesca, che
ha seguito la sua strada e oggi sta riordinando il suo archivio.
Dal 1955 insegnò letteratura italiana nell'Università, sino al
1961 a Messina, quindi alla Sapienza, dove creò un distaccamento
dell'Università, fondando Roma Tre.
Gli anni universitari sono anche quelli dei suoi studi
danteschi e nel 1970 riceve il Premio Feltrinelli per la
Filologia e la Linguistica. Dal 1971 fu Direttore dell'Istituto
Pareggiato di Magistero Maria SS. Assunta di Roma, carica che
mantenne fino alla sua scomparsa, contribuendo alla sua
trasformazione in LUMSA - Libera Università Maria SS. Assunta.
Nel 1975 divenne membro dell'Accademia della Crusca e nel 1983
socio nazionale dell'Accademia dei Lincei. Giovanissimo
iniziò a collaborare con riviste musicali e teatrali, mostrando
un interesse che lo avrebbe portato anche a scrivere 'Cultura
letteraria e musica nel primo trentennio del secolo'. Poi i suoi
primi studi si rivolsero all'Ottocento, alla riscoperta di
Edoardo Calandra e alla poesia, con la cura di un'antologia e la
pubblicazione di 'Fede e poesia nell'Ottocento'. Quindi la sua
attenzione passò a Bandello e all'Aretino per arrivare al Tasso
con l'edizione critica de 'Il mondo trovato' e infine
l'importante scoperta di un codice ignorato della 'Gerusalemme
liberata', rilvelatosi fondamentale per fissare l'edizione
critica del poema.
Nel 1957 la Società dantesca italiana, sotto la presidenza di
Contini, basandosi su alcuni suoi lavori filologici danteschi,
gli affidò il compito di allestire appunto l'edizione critica
della 'Commedia'. Nell'ampia introduzione che occupa l'intero
primo volume espose i criteri dell'edizione, individuando ben 27
manoscritti dell'antica vulgata e classificando i testi sulla
base di un rigoroso scrutinio delle varianti nella convinzione
che non vi fossero varianti d'autore, illustrò infine le scelte
linguistiche, concludendo con il regesto dei codici. Nel 1970
Petrocchi divenne redattore capo dell'Enciclopedia Dantesca
diretta da Umberto Bosco, per la quale compilò diverse voci.
Completano l'opera del dantista gli agili profili delle tre
cantiche (Milano 1978) e la raccolta di saggi 'La selva del
Protonotario' (Napoli 1988), divisa in due parti, una dedicata a
Dante, l'altra alla dantologia moderna; infine la relazione
tenuta nel 1988 per il centenario della Società dantesca
italiana, 'La tradizione settentrionale della Commedia dall'età
del Boccaccio a quella del Villani', in cui si esamina in modo
analitico il codice Phillips 8881, ora ad Austin (Texas), e
l'Oliveriano 38 di Pesaro, entrambi di poco posteriori al limite
dell'antica vulgata, fissato dal manoscritto Toledano di
Boccaccio, databile non prima del 1357-1359.
Completano il profilo dell'italianista, ricordato in vista di
questo centenario da un convegno nella sua Tivoli e
all'Accademia della Crusca, come ai Lincei nella ricorrenza
dantesca, soprattutto due grandi autori dell'Ottocento, Ugo
Foscolo e Alessandro Manzoni, cui sono da aggiungere 'La
formazione letteraria di Giovanni Pascoli' (Firenze 1953); gli
studi francescani e di letteratura religiosa con la cura dei
'Fioretti' e de 'Gli scritti e la leggenda', i volumi 'Scrittori
religiosi del Duecento' e 'Scrittori religiosi del Trecento'
(entrambi Firenze 1974).
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