(di Patrizia Vacalebri)
ALDA VANZAN - LA BOCCARDI - STORIA
DELLA DECANA DEL GIORNALISMO DI MODA E COSTUME (Supernova, 128
pp., 11.40 euro)
Chi ha frequentato il mondo della moda non può non aver
incrociato una signora matura in prima fila alle grandi sfilate,
dai grandi occhi azzurri, due murrine color acquamarina "che
parlano", sempre molto elegante e sorridente. E' Luciana
Boccardi, scrittrice e giornalista veneziana, critica della moda
e attenta osservatrice del costume. Una firma piacevole da
leggere sul Gazzettino, ma ancor più deliziosa da ascoltare, con
la sua parlata veloce, i suoi aneddoti e le storie di una vita,
trascorsa tra sfilate, interviste e valigie. Ora a questa decana
della moda viene dedicata una biografia con un titolo la
consacra definitivamente: La Boccardi - Storia della decana del
giornalismo di moda e costume, biografia firmata della collega
giornalista Alda Vanzan.
"Mai paura di niente" è il motto di Luciana Crovato, in arte
Luciana Boccardi, nota ai più come La Boccardi. Una frase
appresa dal padre, musicista, dopo l'incendio che gli bruciò gli
occhi trascinando la famiglia in povertà. Una frase che
l'avrebbe accompagnata sempre, fin da quando fu costretta ad
abbandonare gli studi, a lavorare di giorno e a frequentare un
corso di stenodattilografia la sera, fino a diventare una
"mitraglietta". La sua "università" fu la Biennale. L'approdo al
giornalismo un premio per un racconto breve consegnatole da
Georges Simenon. Poi sarebbero arrivati i libri e la direzione
di due riviste, le sfilate organizzate a San Marco e al Lido, la
fase "femminista" e l'amore spassionato per la sua Venezia con
le battaglie per i referendum, perfino un ristorante suggeritole
da un amico stilista. Ma soprattutto la giornalista, assegnata
alla moda in un tempo in cui le sfilate stavano nella pagina dei
necrologi.
Del resto erano ancora gli anni in cui il défilé serviva per
presentare i vestiti: "Un numerino per ogni abito. Il tutto in
un silenzio religioso". E le modelle? "Inesistenti". Per capire,
"Marta Vacondio che lavorava in un atelier come sartina, e
indossatrice quando serviva, ha dovuto sposare Marzotto per
diventare famosa". Poi arrivarono i rutilanti anni '80, con le
super-top di Gianni Versace, il compianto stilista che scriveva
a Luciana: "Cara signora, la moda italiana ha bisogno di lei"
(ma Re Giorgio Armani le dà ancora del tu: "Grazie per avermi
conferito la medaglia di chi è riuscito ad alzare una barriera
contro la volgarità. È il miglior complimento che mi potevi
fare!"). Da questo punto di vista, la Boccardi ne ha per tutti
(e, come annota la Vanzan: "Ecco, il problema non era farla
parlare. Era farla smettere"). Valentino? "La gentilezza".
Claudia Schiffer? "Un libro mastro vivente". Krizia? "Un po'
spietata. Ma tanto brava". Naomi Campbell? "Maleducata".
Dolce&Gabbana? "Terribilmente volgari". Il preferito? "Senza
dubbio Emanuel Ungaro", il mentore che la convinse perfino ad
aprire un ristorante a Castello, dove proporre il risotto alla
Sultana tramandato dalla nonna con gli avanzi del fritto di
Carnevale.
Anche se davvero memorabili sono i ricordi delle cene
preparate da Alfredo e Arturo del Toulà per la maison Missoni:
"C'era di tutto, ma solo e rigorosamente cucina veneta che sia
Ottavio che Rosita apprezzavano tanto". Mentre adesso ci sono
"pasticcini tutti uguali, senza sapore" e "l'ignoranza e la
supponenza" dei pierre a cui Luciana è orgogliosamente
allergica: "Sono una fuori serie. Niente cerchi magici, in
nessun caso della mia vita". Leggere per credere l'episodio,
visto con i suoi occhi e riportato da nessuna testata, della
torta in faccia ad Anna Wintour.
Nelle 128 pagine del libro, scritto dalla giornalista Alda
Vanzan e pubblicato dalla casa editrice veneziana Supernova, ci
sono le sue lotte, un carattere non facile, la caparbietà e la
voglia di arrivare, ma ci sono sicuramente anche i contorni di
un viaggio professionale di quelli che non si compiono più.
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