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Asini e boschi, ritorno lento alla natura

Asini e boschi, ritorno lento alla natura

Scandurra racconta il nuovo selvatico

ROMA, 25 marzo 2020, 17:50

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Marzia Apice ALFIO SCANDURRA, DI ASINI E DI BOSCHI. IL MIO RITORNO AL SELVATICO (Ediciclo Editore, pp. 15 euro). "Cammino sulle nuvole e non desidero niente di più": è una lettura che regala tempo da vivere con lentezza, aria fresca sul viso e profumi di terra e di alberi il libro "Di asini e di boschi", scritto da Alfio Scandurra per Ediciclo Editore nel quale l'autore descrive il suo ritorno alla dimensione selvatica e naturale grazie all'amicizia con un asino. La particolarità del racconto di Scandurra, nato a Pordenone da genitori siciliani, giardiniere specializzato nella potatura di grandi alberi in tree climbing, sta proprio nel fatto che questa esperienza è stata vissuta accanto a Fiocco, questo il nome dell'asino, con una estrema, incredibile naturalezza: l'animale è infatti divenuto per l'autore non solo un compagno di viaggio ma anche un vero e proprio 'strumento vivente' per tornare a sentirsi parte della Natura. Il libro, che raccoglie tanti trekking condotti nel territorio friulano passo dopo passo con l'asino, è una narrazione molto personale, che emoziona e trasmette verità: Scandurra mescola le esperienze vissute seguendo le orecchie di Fiocco "puntate verso l'orizzonte" e il loro lungo cammino - tra notti a guardare le stelle e giorni a vivere rispettando i ritmi naturali, nel buio più buio che c'è e con tutte le gradazioni di luce dall'alba al tramonto - a molti ricordi personali, anche della sua infanzia (bello il racconto delle estati nella campagna siciliana accanto al nonno).
    In ogni capitolo non mancano mai 'gli appunti di viaggio', in cui si rivolge a Fiocco come se fosse un dono, forse uno dei più grandi ricevuti nella vita. Del resto l'asino è stato per Scandurra la possibilità concreta di cambiare radicalmente modo di vivere: per la sua esistenza un punto di non ritorno, che gli ha dato l'imput per ricominciare con un altro passo, appunto, più lento, fuori dai sentieri battuti, senza paura ma anzi con la voglia di perdersi nel mondo e dentro se stesso. Fiocco, amico silenzioso, è stato ed è da anni un compagno amorevole e fidato: con lui l'autore non sente solitudine e ritrova la semplicità e l'entusiasmo di allinearsi con l'ambiente naturale, di "perdere tempo", di compiere la propria, personalissima, "rivoluzione interiore" nella speranza di continuare a camminare con lui e ridurre sempre di più la sua "impronta sul mondo".
    "Se tutto va bene, invecchieremo insieme", scrive Scandurra rivolgendosi a Fiocco in una lettera alla fine del libro, "immagino che saremo vecchietti, con il passo rallentato, complici per i tanti cammini percorsi e l'intensità dei momenti vissuti. Mi figuro noi due mentre avanziamo verso un prato non troppo lontano per sdraiarci spalla a spalla, per assaporare ancora una volta il piacere del contatto con l'erba fresca di primavera". "Ma non è giunto ancora quel momento", assicura, con la promessa all'amico animale di un nuovo, imperdibile viaggio, come "gagliardi spartani lungo i sentieri del mondo".
   

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