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Una donna, inedito figlia d'Annunzio

Una donna, inedito figlia d'Annunzio

Dattiloscritto 112 pagine donato a Vittoriale

ROMA, 10 giugno 2018, 17:31

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il dattiloscritto inedito di 'Una donna', un romanzo breve della figlia di Gabriele d'Annunzio, Renata Montanarella - chiamata dal Poeta la 'Sirenetta' - è stato donato alla Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, di cui è presidente Giordano Bruno Guerri. Ambientato per la maggior parte a Venezia, racconta la storia di Lina, giovane danzatrice che viene abbandonata dal suo amante quando scopre di essere incinta. Costituito da 112 pagine numerate, il dattiloscritto era fra le carte di Francesco Montanarella, terzultimo figlio di Renata e Silvio Montanarella. Non si conosce l'anno in cui il romanzo venne affidato, e con quale scopo, dalla madre a Francesco, morto nel 2016. La vedova, Giovanna Montanarella, in accordo con la cognata Maria Teresa, ha deciso ora di farne dono.

Nata dalla relazione del Poeta con Maria Anguissola Gravina, moglie del conte di Ramacca, Renata, che da bambina il Vate chiamava Cicciuzza, aveva dunque ambizioni letterarie e ha dato voce in questo breve romanzo, a una storia tutta al femminile. Lina decide di portare avanti la sua gravidanza ma, a pochi giorni dal parto, deve affidare il bambino a una donna del popolo per correre al capezzale del padre morente. Consumata dal rimorso, calca diversi palcoscenici di teatri finchè a Venezia conosce il giovane ufficiale di Marina, Mario Berni, che si innamora di lei e si prende cura anche del bambino come se fosse suo. Ma la guerra scombinerà gli esiti di questa grande storia d'amore. "Molti elementi della narrazione sembrano emergere dalle vicende biografiche della Sirenetta" come fa notare Giordano Bruno Guerri. Così, "il giovane ufficiale di Marina, impegnato nella progettazione di incursioni aeree, è l'alter ego di Silvio Montanarella, aviatore, fondatore del Battaglione San Marco ma, soprattutto, futuro marito di Renata, che sposò proprio a Venezia. Le cartoline di Piazza San Marco, Riva degli Schiavoni, Giardini, Giudecca, la scala Contarini del Bovolo, sono paesaggi dell'anima a lei cari perché legati alle vicende che lei condivise con il giovane marito e con il padre Gabriele d'Annunzio che lei assisté nel periodo di convalescenza alla Casetta Rossa" dice il presidente del Vittoriale.

ù"E così, ancora una volta, Gabriele d'Annunzio mostra la sua grandezza, avendo influenzato, involontariamente (o volontariamente), la tanto amata figlia a scrivere un romanzo certamente femminista con risvolti autobiografici legati all'esperienza della guerra" dice Giordano Bruno Guerri e aggiunge: "la parola ora passerà agli studiosi e ai critici". "Da una prima lettura - spiega - appare evidente che Renata abbia scritto queste pagine avendo ben in mente quelle del padre. Infatti i riferimenti alle prose più famose del Vate ritornano puntualmente e neppure troppo sotto traccia: nelle prime pagine, ad esempio, la descrizione di una 'calle silenziosa e deserta: un'odore [sic] di umidità e di morte veniva da quelle case' ricorda quelle funeree del Notturno: 'Usciamo. Mastichiamo la nebbia. La città è piena di fantasmi. Gli uomini camminano senza rumore, fasciati di caligine. I canali fumigano. Dei ponti non si vede se non l'orlo di una pietra bianca per ciascun gradino'(Prima offerta)". L'atmosfera funerea delle pagine del Notturno e il periodo trascorso a Venezia nel 1916, durante la guerra, "ritorna puntualmente nel romanzo di Renata. Nella sua prosa arriva addirittura a utilizzare un'aggettivazione simile a quella dannunziana, come in una sorta di identificazione totale in quel periodo e in quegli eventi che, senza dubbio, devono averla toccata profondamente" spiega Giordano Bruno Guerri. Renata era stata accanto al padre "durante la composizione del 'Notturno', anzi si può dire che partecipò attivamente aiutando il Poeta alla Casetta rossa a Venezia a scrivere su sottili strisce di carte (gli ormai famosi cartigli), quando perse quasi del tutto la vista all'occhio destro in seguito a un brusco ammaraggio nelle acque di Grado". Morta a Roma 1'11 novembre 1976, nel 1977 la salma di Renata Anguissola è stata traslata nei giardini del Vittoriale e sopra la tomba su una lapide sono incisi i versi tratti dal Notturno che il padre le dedica: "La sirenetta appare sulla soglia porta un mazzo di rose è un angelo che si distacca da una cantoria fiorentina quando parla il mio cuore si placa".

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