Per gentile concessione della HarperCollins pubblichiamo un brano da 'Tutte le prime volte' (pp 240, euro 17). E' un libro divertente, ironico e commovente, un'educazione sentimentale di un padre e delle sue piccole grandi donne che ha avuto migliaia di condivisioni, diventando un vero e proprio fenomeno del web.
Ecco l'estratto: Io Sono mesi che preparo questo discorso, quindi seguimi con molta attenzione. Non siamo mai stati lontani più di una manina da te. Se la notte piangevi, uno di noi due arrivava sempre. Se avevi una domanda, un dubbio, se volevi farci vedere un disegno o dovevi confessare di aver trovato il nascondiglio segreto della Nutella, noi eravamo sempre lì. Non ti abbiamo messo al centro del nostro mondo, ti abbiamo abbracciato diventando una famiglia di tre persone. Fai parte di noi. Ma ci sono cose che io e la mamma non possiamo fare. Non ti abbiamo fatta nascere da sola, ci siamo affidati a dottori e ostetrici per portarti serenamente da noi, persone con anni di studio alle spalle e molti di più di pratica; sei circondata da oggetti che non abbiamo costruito con le nostre mani: i tuoi giocattoli, la carrozzina e il passeggino che hai usato per tanto tempo e molte cose che utilizzi quotidianamente sono frutto dell'esperienza di persone sconosciute, che però, anche loro, hanno studiato forme e materiali in modo che tu potessi entrare a contatto con il mondo in maniera sicura. Adesso devi iniziare un percorso in cui imparerai a vivere con altri bambini, a cavartela da sola in alcune situazioni, a fidarti di persone diverse da quelle conosciute nei tuoi pochi anni. Anche in questo caso, sarai in mani esperte.
Non so dirti quanti bambini abbia fatto crescere la maestra Teresa, quanti nasi abbia pulito, dentini visto cadere e quante volte abbia pronunciato: Ma è una bellissima casa? davanti a uno scarabocchio somigliante più alla cintura di Orione che a una costruzione in cemento. Ha studiato e vissuto con più bambini di quanti io possa immaginare, ogni ciclo di tre anni li vede partire e non tornare, se non grandi e imbarazzati, e deve essere davvero doloroso. Per questo ti affidiamo a lei, sa cosa stiamo provando. Quindi, non piangere. Saremo già abbastanza tristi noi perché non ti avremo tutto il giorno intorno, non farti ingannare dalla sciarpa che indosso, il tornare a vedere gli allenamenti mattutini della Roma non c'entra nulla con l'inizio dell'asilo, nemmeno la petizione che mamma sta lanciando per far svolgere la prossima edizione di Monsters of Rock dalle 9 alle 13.30 ha il benché minimo collegamento con l'inizio del tuo percorso scolastico. Non fare quella faccia, lo sai che dico sempre cose sceme quando sono nervoso. Sarà dura, sarà difficile. Ma è necessario. È solo il primo piccolo passo per il grande insegnamento che voglio darti. Fai a meno di me. In questi anni cresceremo insieme, insegnandoci cose a vicenda in modi e maniere che troveremo per strada o inventeremo al momento, sbagliando, magari. Però di una cosa devo essere sicuro: ti insegnerò a fare a meno di me. La manina diventerà mano che potrà essere ferro o piuma, le distanze aumenteranno e potresti sentire delle corde trattenerti a me quando invece sarai pronta a vivere la tua vita. Il mio compito negli anni sarà quello di far sì che quelle corde siano solo un filo sottilissimo in grado di lasciarti uscire da qualsiasi labirinto tu stia attraversando, un filo a cui dare dei piccoli colpetti, solo per essere rassicurata e sentire che, se mai ne avessi bisogno, dall'altro capo ci sono e ci sarò sempre io. Ma impara a fare a meno di me. Credo sia questo il compito di un bravo padre. Ok, il discorso è buono, ora si tratta solo di farlo in sua presenza e, possibilmente, senza piangere.
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