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Paolo Nori, la mia bambina che fulmina in rima

Paolo Nori, la mia bambina che fulmina in rima

A Bologna il secondo libro per giovani lettori dello scrittore

BOLOGNA, 31 marzo 2015, 19:39

dell'inviata Mauretta Capuano

ANSACheck

La copertina del libro di Paolo Nori 'La bambina fulminante ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Paolo Nori  'La bambina fulminante ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Paolo Nori 'La bambina fulminante ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSA) - BOLOGNA, 31 MAR - Ada è una bambina diversa dagli altri, ha un potere speciale: se tira degli accidenti a qualcuno si avverano, purchè siano in rima. Cosi' quando la sua maestra esagera con i compiti da fare lei pensa: "che ti venga immediatamente un mal di testa sconvolgente. Che duri per davvero un cinquino di giorni intero" e quando torna a scuola trova una supplente per cinque giorni. Capita anche con compagni di classe, vicine di ombrellone che si ritrovano con gambe rotte o in situazioni imbarazzanti.

Certo, non dispiacerebbe a molti avere questo potere ma è anche una responsabilità essere 'La bambina fulminante' protagonista del secondo libro per ragazzi di Paolo Nori, titolo di punta della Rizzoli alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. "Sì, Ada è una bambina che ha il potere di far realizzare gli accidenti che tira alla gente, e questo comporta il fatto che deve star molto attenta a quello che pensa e a come lo pensa" dice all'ANSA Paolo Nori. Con una grande libertà nel linguaggio e le illustrazioni di Andrea Cavallini, Nori ci fa entrare in un mondo in cui la poesia è grande protagonista ma non lo fa per avvicinarla al mondo dei piccoli. "Non ho voluto avvicinare niente a nessuno, ho cominciato a scrivere ed è saltato fuori questo libro, dove, tra le altre cose, si parla di poesia, che è un argomento che mi interessa e con il quale credo anche i bambini abbiano a che fare" spiega lo scrittore.

"Quando poi il libro è finito e l'ho riletto, sono stato contento - continua - del fatto che c'eran finite tre cose, una poesia di Ramayana , una bambina di nove anni che ha scritto 'Le mani che scrivono le poesie / sono le stesse mani / che fanno le pulizie', che a me sembra una poesia bellissima, e due cose che ha scritto un filosofo (quindi, si immagina, uno scrittore per grandi), Giorgio Agamben". In un libro che è molto piaciuto a Nori e che si intitola 'Il fuoco e il racconto' Agamben "ha scritto due cose, per me, memorabili, la prima che la bellezza, cioè l'arte, cioè la poesia, se vuoi, non servono per rendere visibile l'invisibile, ma per rendere visibile il visibile, la seconda che un poeta è uno che è in balia della propria impotenza. Ecco, quest'ultima cosa io credo sia la chiave della Bambina fulminante, ammesso che il libro abbia una chiave". Divisa in undici capitoli, la storia si svolge in un treno interregionale che da Bologna va a Prato dove una bambina di dieci anni, Ada, aspetta da un po' che si liberi il bagno ma lo scopriamo dopo e "il tempo narrativo dura un minuto", dice lo scrittore che, come in un intercalare, chiede anche ai lettori: "vi annoiate, vi interessa, non vi interessa?".

Autore di libri per grandi, l'ultimo è 'Siamo buoni se siamo buoni', Nori non sente una grande differenza tra i due tipi di scrittura. "La cosa che un po' mi preme, di questo libro come del libro per ragazzi che ho scritto tre anni fa, che si intitola Tredici favole belle e una brutta, è il fatto che, come nei libri che scrivo per grandi, ci sono una sintassi e una grammatica non ortodosse, libere, mi vien da dire, che mi sembrano in armonia, se così si può dire, con le cose che ho provato a dire quando sono andato nelle scuole elementari a fare dei seminari di scrittura". Quando scrivono per la maestra, continua lo scrittore "è giusto che i bambini e le bambine rispettino la grammatica e che stiano attenti ai tempi verbali e all'ordine delle parole e alle ripetizioni e a tutto, ma quando scrivono per raccontare delle storie, la grammatica se la possono anche dimenticare: possono, se vogliono, usare le parole come usano i colori quando fanno un disegno, con la massima libertà, come vogliono e come gli viene".

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