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La prima regola, tra rabbia sociale e periferia

La prima regola, tra rabbia sociale e periferia

Film di D'Epiro a Festival cinema europeo di Lecce. Esce 1/12

ROMA, 19 novembre 2022, 18:55

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Studenti 'difficili' e svantaggiati che si confrontano con un insegnante talentuoso pronto a non arrendersi. Una storia raccontata molte volte sul grande schermo, da La scuola della violenza (1955) di Richard Brooks, con Sidney Poitier a La Classe di Laurent Cantet, Palma doro a Cannes nel 2008, passando per Pensieri pericolosi (1995) di John. L Smith, con Michelle Pfeiffer, che torna con una chiave di particolare attualità in La prima regola di Massimiliano D'Epiro, al debutto al Festival del cinema europeo di Lecce e in sala da primo dicembre con Notorious Pictures.
    Alla base c'è una piece teatrale, 'La classe' scritta da Vincenzo Manna (qui coautore con il regista della sceneggiatura). "Ci siamo abbastanza distaccati dalla versione teatrale, rendendo l'aspetto degli italiani di seconda generazione preminente" sottolinea D'Epiro. L'obiettivo era raccontare "l'evoluzione in corso nella società, che è arricchita dai ragazzi di origine straniera nati in Italia. Sono italiani a tutti gli effetti che ancora non vengono abbastanza rappresentati e tutelati. Il paradigma è cambiato e dobbiamo rendercene conto. Invece di continuare a fermarsi ai pregiudizi, bisognerebbe comprendersi tra esseri umani".
    La storia ruota intorno a un quartiere periferico di una grande città, dove la rabbia sociale è sull'orlo di esplodere: in strada c'è la presenza fissa delle forze dell'ordine, pronte a arginare le proteste degli abitanti, che non accettano l'avere in zona un campo profughi, soprannominato 'Lo zoo'. E' lo scenario che si trova davanti Gabriele (Marius Bizau), professore supplente quando viene destinato alla scuola di quartiere, per tenere un corso di recupero per sei studenti "difficili", sospesi per motivi disciplinari, quasi tutti italiani di seconda generazione. Nel gruppo c'è il ribelle Nicolas (Andrea Fuorto), leader naturale anche della rabbia intollerante che ha intorno, pronto a imporre i suoi comportamenti con la forza; la sua ragazza Arianna (Antonia Fotaras) sempre più schiacciata dalla vita che vive; il brillante Talib (Haroun Fall, già fra gli interpreti della piece) che crede invece nella possibilità di un futuro diverso; l'inquieta Maisa (Ileana D'ambra) diventata vittima di revenge porn; l'irrefrenabile Vasile (Luca Chikovani) e Petra (Cecilia Montaruli), distaccata e ferita. Gabriele entra subito in rotta di collisione con Nicolas, ma in una realtà sempre più vicina al collasso, continua cercare un punto di contatto con i ragazzi.
    "Il film (prodotto da Dinamo Film, Goldenart Production con Rai Cinema in associazione con Notorious Pictures) racconta il bisogno di abbracciarsi di riconoscersi a vicenda - aggiunge il cineasta -.
    Si parla del contagio della violenza ma anche la fiducia può essere ugualmente contagiosa, come può esserlo l'amore". Il tutto nel contesto delle periferie, che i grandi sistemi cercano di nascondere, di mettere da parte invece di andare ad ascoltare le esigenze di chi ci vive. E' anche uno dei motivi per cui la destra ha vinto, è l'unica parte politica che è andata a confrontarsi". Anche Nicolas ha un vuoto da colmare e lo fa "con la rabbia e il razzismo - aggiunge Andrea Fuorto sul suo personaggio - che cerca di nascondere in ogni modo la sua fragilità". Ugualmente vulnerabile è Maisa, colpita dagli sguardi giudicanti degli altri: "lei è vittima di revenge porn, ma sarebbe stato banale soffermarsi solo su quell'aspetto per raccontarla. Nella sua situazione molte ragazze non si rialzano.
    Lei invece ci riesce, sa combattere in un mondo, complesso, violento e rude".
   

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