"Pensandoci bene credo di essere stata toccata dal calore della sceneggiatura, dal rapporto della madre con i suoi figli, dal passare del tempo, dalla delicatezza della narrazione e delle descrizioni. La bellezza e la poesia di questo progetto derivano dal suo tocco delicato". Non poteva descrivere meglio oggi a Berlino, una Charlotte Gainsbourg ormai matura, il suo personaggio di Elisabeth in LES PASSAGERS DE LA NUIT di Mikhaël Hers in concorso in questa 72/ma edizione della Berlinale. Un film senza colpi di scena e scossoni che ci porta nella Parigi anni '80 dove la donna, abbandonata dal marito, si trova, da un momento all'altro, a gestire da sola i suoi due figli adolescenti Mattia e Giuditta. Una donna, va detto, che non ha mai lavorato e che ora, per la prima volta, si deve rimboccare le maniche. Ottiene così un lavoro in un programma radiofonico notturno come centralinista e qui conosce Talulah, una giovane outsider disoccupata, che Margareth prende sotto la sua ala portandola a casa. "Il mio personaggio - spiega ancora l'attrice francese figlia del cantautore francese Serge Gainsbourg e dell'attrice britannica Jane Birkin - è stato difficile da interpretare perché non viene né dalla classe operaia, né da un ambiente privilegiato o intellettuale. Non avevo insomma troppi riferimenti personali, ma paradossalmente è esattamente quello che ho trovato più interessante". Elisabeth è sempre molto riservata, ma non nasconde i suoi sentimenti. "È quello che mi piace di lei - sottolinea l'attrice -: è molto sincera e trasparente nelle sue emozioni e per niente calcolatrice. E questo anche nei suoi rapporti con gli uomini. La sua timidezza potrebbe incitarla a ripararsi e proteggersi, ma non è da lei. Non ha paura di mostrare quando è turbata e nasconde a malapena le sue lacrime ai suoi figli. Molto probabilmente - aggiunge la Gainsbourg -, ho usato la mia timidezza e le mie debolezze, di cui sono ancora molto vittima". Spiega invece il regista parigino Mikhaël Hers classe 1975: "Quando suo marito lascia, Elisabeth la donna perde tutti i suoi punti di ancoraggio emotivi e materiali. Mentre continua a vivere nel loro appartamento di sempre deve affrontare una nuova realtà quotidiana. Deve cavarsela da sola, facendo due lavori, incluso uno di notte. Sono sempre stato affascinato e commosso da persone che sembravano avere un percorso tracciato per loro e poi, quando si imbatte in un muro, riescono a eludersi e reinventarsi. Sembra che quell'emancipazione richieda forza, generosità e indipendenza non comuni". Una 'superdonna' questa Elisabeth? "No è tanto vulnerabile quanto determinata e forte, lucida quanto ingenua. Ero desideroso di assicurarmi che la sua genitorialità e il suo rapporto con il lavoro e l'amore non fossero un manifesto, ma piuttosto un aspetto della vita".
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