Nanni Moretti porta al Festival di Cannes in concorso Mia madre, un racconto tra risate e lacrime che va a toccare l'archetipo degli archetipi: la morte della madre. Si tratta delle lunga elaborazione del lutto raccontata dal regista, amatissimo in Francia, con un andamento ondivago fino a un finale duro quanto prevedibile: la morte di Ada (Giulia Lazzarini). Ovvero una professoressa di latino e greco, proprio come la madre del regista romano (Agata Apicella); una donna che passa da un ospedale all'altro, ma che ha tanta voglia di vivere, di tornare alle sue letture di Tacito e Catullo. Intorno a lei, che a volte dimentica, si confonde, fa amicizia e si affeziona agli infermieri che la accudiscono, la figlia regista Margherita (Margherita Buy), impegnata in un film di serie B con protagonista un attore (John Turturro) confusionario, presuntuoso ed esilarante istrione anche per la sua scardinata pronuncia italiana. E ancora, vicino ad Ada, il figlio maschio Giovanni (Moretti).
Quello che ha piu' paura di accettare la cosa, quello che cerca di razionalizzare tutto, quello piu' fragile che si porta dentro questo atteso lutto fino dentro il lavoro, tanto da prendersi un'aspettativa. Tante scene di ospedale dove con tanto amore si porta da mangiare alla madre, si assiste alla sue paura di morire, ci si arrabbia per le sue resistenze alle cure e tanti flash back, poi, in cui i figli la ricordano ancora attiva. E poi le scoperte tipiche del dopo morte. Ovvero, quella di aver avuto una madre spesso totalmente diversa da quella che si credeva; una donna a volte capace di cose inaspettate come custodire i segreti piu' intimi dei nipoti, quelli che si raccontano solo a una nonna.
Rispetto a 'La stanza del figlio', dove la morte esplode improvvisa devastando tutto, qui Moretti racconta l'attesa sicura della morte piu' dolorosa, quella della propria madre. E lo fa coi tempi lunghi e dilatati di qualcosa di insopportabile. La vita continua in questi momenti, con una forza ancora piu' grande, piu' intensa, in contrasto con il dolore atteso.
In 'Mia madre' insomma tanta verita', vera autobiografia. Come quando la Buy sgrida la madre in ospedale perche' si rifiuta, per immotivata paura, di fare anche solo due passi che sono sicuramente nelle sue possibilita'. Perche' e' vero - e probabilmente Moretti lo sa - ci si arrabbia coi propri vecchi che stanno per morire, ma solo per paura che vadano davvero via.
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