Ha mezzo secolo, ma non è mai passato di moda. Per celebrare i 50 anni di 'Per un pugno di dollari', il Museo del Cinema di Torino dedica a Sergio Leone la mostra più completa mai realizzata in Italia sui film del grande regista. Che, grazie alla collaborazione con la Cineteca di Bologna, rivivono alla Mole Antonelliana attraverso le immagini - e non solo - degli 'spaghetti western'. A curarla è sir Christopher Frayling, autore dell'unica vera biografia dedicata a Leone, da anni impegnato a promuovere nel mondo il lavoro del maestro, mai sufficientemente apprezzato dalla critica perché troppo internazionale per l'Italia e troppo italiano per i produttori americani.
"In realtà i suoi film - spiega - sono tra i più amati dal pubblico di tutti i tempi, tanto da essere stati anche copiati e vezzeggiati da molti registi". 'C'era una volta in Italia', questo il nome della mostra, ripercorre la carriera di Leone attraverso i numerosi cimeli accumulati da sir Frayling nel corso degli anni. Da 'Il Colosso di Rodi', il suo primo film, alla 'trilogia del dollaro', fino ai kolossal 'C'era una volta il West' e 'C'era una volta in America'. Oltre 180 i pezzi esposti nelle sale della Mole, che ospita il Museo Nazionale del Cinema. Un viaggio tra fotografie - alcune esposte in questi giorni in anteprima all'aeroporto di Torino - spezzoni di film, materiali pubblicitari, bozzetti e manifesti. Sotto i grandi schermi dell'Aula del Tempio, è stata anche allestita una suggestiva scenografia per ospitare alcuni costumi dei film e alcuni oggetti cult, come le pistole originali utilizzate nel duello finale di 'Per un pugno di dollari'.
E c'è anche un pupo siciliano, a testimonianza del fatto che i western di Leone si ispiravano alle storie dei cantori popolari della tradizione cavalleresca. In mostra, tra le numerose chicche, anche la lettera che il produttore di 'Per un pugno di dollari' scrisse ad Akira Kurosawa, ispiratore del film con il suo 'Yojimbo', e la bozza dell'ultimo progetto del regista, un film sull'assedio di Leningrado, mai realizzato. L'esposizione apre mercoledì e resterà aperta fino a gennaio. "Non è la celebrazione di un morto - ribadisce sir Frayling - ma di un modo di intendere e fare cinema". Che, critica a parte, ha incantato milioni di spettatori di diverse generazioni
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