"L'arte è salvifica, io stessa sono
una sopravvissuta: ecco perché voglio aiutare le donne vittime
di violenza": è un percorso dentro al dolore ma verso la
libertà, che racconta attraverso il corpo stesso dell'artista
come una preda possa liberarsi dal suo predatore, quello di
Monica Marioni, pittrice e performer, autrice del progetto
itinerante #lasciamiandare. Nato da un'esperienza personale, il
progetto racconta tra video, foto e installazioni della
progressiva riconquista del proprio giudizio, della corretta
prospettiva di sé e del mondo, alla fine di una relazione
tossica: dopo l'anteprima a Villa Lysis a Capri e la tappa al
Bunker di Caldogno (Vi), #lasciamiandare è approdato al
Refettorio grande del Complesso Monumentale di San Domenico
Maggiore a Napoli, dove resterà allestito fino al 26 novembre,
subito dopo la Giornata contro la violenza sulle donne. Poi, il
cammino proseguirà verso un'altra data simbolo, quella dell'8
marzo, quando sarà accolto a Lecce, negli spazi del Museo Must.
"#lasciamiandare nasce da un'esperienza diretta vissuta da me,
ne parlo poco perché è un diario d'artista. Io il mio dolore
l'ho tradotto con l'arte, senza non sarei sopravvissuta: ecco
perché penso che possa essere un mezzo per aiutare le persone
che ancora sono nelle fauci del predatore. Sono stata fortunata,
ho un lavoro, sono indipendente, ma c'è chi vive situazioni
disumane", dice Marioni in un'intervista all'ANSA, "credo che le
artiste possano sostenere le altre donne verso la rinascita,
verso il coraggio della libertà. Ma quella contro gli abusi e la
dipendenza affettiva è una battaglia che va fatta nella quiete,
senza urlare, senza essere aggressive, con razionalità. Perché
la violenza non deve esserci mai, da nessuna parte".
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