Finisce l'era Melandri, al Maxxi arriva Alessandro Giuli. Dopo dieci anni sotto la guida dell'ex ministra Pd dei beni culturali e a pochi mesi dall'avvio del nuovo ambizioso progetto di ampliamento finanziato dal governo Draghi, arriva con l'esecutivo Meloni il cambio di rotta per il museo forse più internazionale e più glamour della capitale, nato nel 2010 nell'edificio pieno di fascino progettato da Zaha Hadid, a un passo dall'Auditorium di Renzo Piano, per ospitare le arti e le architetture del XXI secolo. Preceduta da giorni di rumors e poi dall'anticipazione apparsa ieri su Dagospia, la nuova nomina voluta dal ministro della Cultura Sangiuliano viene ufficializzata in serata, con una nota del ministero che precisa i tempi del passaggio di consegne, fissato per il 12 dicembre. Ma già in mattinata era sembrato eloquente un tweet di Giuliano Ferrara ("Eviterei di rompere le palle a Alessandro Giuli, che è un quarantenne italiano pieno di talento. Punto #punto") forse non a caso subito rilanciato dall'inquilino del Collegio Romano. E intanto dal Maxxi arrivava l'invito a una conferenza stampa, che si terrà domani per dare l'occasione alla ormai ex presidente di raccontare le tante cose fatte in dieci anni di mandato e ringraziare quanti l'hanno accompagnata in quello che lei non esita a definire "un viaggio bellissimo".
Contattato dall'ANSA, Giuli si trincera dietro un cortese no comment. Una laurea in filosofia e un esordio brillante proprio sul Foglio di Giuliano Ferrara del quale è stato anche vicedirettore e poi condirettore nel 2017, Giuli, 47 anni, è un giornalista politico di Libero, volto noto della tv dove è spesso ospite di talk di politica e attualità e dove ha condotto su Rai2 anche il programma Seconda Linea, chiuso però dopo due puntate per gli ascolti non in linea con le aspettative. Nel suo curriculum non ci sono esperienze di gestione di beni culturali, ma ha pubblicato diversi libri, tra questi: "Il passo delle oche. L’identità irrisolta dei postfascisti" (Einaudi) "Sovranismo per esordienti. Individui e potere tra identità e integrazione" nonché "E venne la Magna Madre: i riti, il culto e l’azione di Cibele Romana" dedicato alle tradizioni arcaiche dell’antica Roma. Nel suo nuovo incarico lo aspettano grandi sfide, soprattutto con il progetto del Grande Maxxi che è ancora alle fasi preliminari. A febbraio del 2022 è stato lanciato il concorso internazionale di idee per ampliare gli spazi del museo, con la realizzazione di un nuovo edificio per ospitare laboratori, archivi, classi di studio, insieme a servizi e un garage. E nello stesso tempo è partito l'ambizioso progetto di restyling che dovrà rendere del tutto sostenibile, senza alterarne la bellezza, l'edificio progettato ormai più di vent'anni fa dalla geniale architetta anglo irachena purtroppo scomparsa.
"Una sfida strategica, un grande investimento per il futuro" l'aveva definita l'allora ministro della Cultura Dario Franceschini. Di certo un progetto ambizioso, come ammise allora Melandri. Con un programma di interventi che alza l'asticella su ricerca, innovazione, energia, sostenibilità, impatto ambientale. L'idea era quella di contribuire alla rigenerazione urbana di un quartiere particolare della capitale, dove a pochi passi oltre allo storico Villaggio Olimpico c'è l'Auditorium di Renzo Piano e dove è previsto che sorga la Cittadella della Scienza. Ma anche di fare un po' da apripista per il futuro del Paese. I lavori dovrebbero partire nel 2023 e terminare entro il 2026. I finanziamenti già disponibili ammontano a 37,5 milioni con l'obiettivo di arrivare a 42. Una sfida, insomma, che contava molto sull'appoggio e la condivisione degli obiettivi da parte del governo. Resta da vedere se, a fronte anche della crisi economica che il paese si è trovato a dover affrontare, l'esecutivo Meloni vorrà e potrà raccoglierne il testimone.
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