Dagli anni '60 e '70, con il bianco
abbagliante dell'ambiente concepito da Lucio Fontana e il tunnel
claustrofobico di Gianni Colombo, arrivare direttamente dentro
le incertezze e le suggestioni dei nostri tempi, camminando
sugli specchi rotti e scricchiolanti di Alfredo Pirri o sulle
scale gocciolanti di colori di Ian Davenport, per poi immergersi
nella nube di 15mila farfalle di Carlos Amorales o nell'ambigua
stanza di Anne Hardy popolata dalle meteore. Esplode in tutti
gli spazi - all'aperto, all'interno, perfino nella caffetteria e
nel bookshop - e rompe ogni argine la collettiva "Crazy. La
follia nell'arte contemporanea", allestita dal 18 febbraio a
Roma presso il Chiostro del Bramante. A cura di Danilo Eccher,
la mostra (in programma fino all'8 gennaio 2023) raccoglie
l'indagine sulla creatività compiuta da 21 artisti, italiani e
internazionali, tutti chiamati a intervenire direttamente sugli
ambienti del Chiostro. Follia e metamorfosi, straniamento e
soggettività, ma anche euforia contagiosa di forme e colori in
oltre 11 installazioni site-specific: più che una collettiva,
"Crazy" appare come una narrazione complessa e coinvolgente del
processo creativo in tutte le sue fasi, mentali e fisiche, per
evidenziare i diversi momenti anche emotivi della pratica
artistica, dall'ideazione quindi, a volte luminosa altre più
difficile e oscura, fino all'attimo della restituzione
dell'opera al mondo e quindi all'occhio che la osserverà. E in
questo passaggio da un focus all'altro, in cui gli artisti con i
loro mondi interiori sono protagonisti, c'è un altro elemento
che entra in gioco in questa narrazione, lo spettatore: il
percorso infatti continuamente sollecita il pubblico, lo chiama
in causa per far sì che cammini sulle opere, che le viva dentro
gli spazi abitati dagli artisti, modificando di continuo la
propria percezione.
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