"Siamo emozionati. Già nelle prime
ore di questa mattina avevamo una decina di visitatori. Non ci
avrei mai scommesso. Lo interpreto anche come un segno di
solidarietà, una risposta al nostro appello a starci accanto". A
parlare è Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese a
Roma, scrigno degli inestimabili capolavori dalla collezione del
Cardinal Scipione, oggi tra i primi musei ad accogliere il
pubblico dopo due mesi di lockdown. Aperte tutte le sale, visite
solo su prenotazione (martedì-domenica dalle 9 alle 19),
mascherina obbligatoria, distanza tra i visitatori e massimo 80
persone a turno sono le nuove regole da rispettare. "Le
prenotazioni, che prima usavano per ottimizzare al massimo gli
ingressi - racconta la Colivo all'ANSA - ora servono per tenerli
al minimo". Una necessità, che però diventa anche un'occasione
straordinaria e irripetibile per ammirare sale e opere in piena
tranquillità. "Se penso ai magnati americani o russi che hanno
pagato cifre altissime per godere del museo senza ressa, è un
vero privilegio", sorride la direttrice. Il Coronavirus ha colto
il Museo prima che si potesse allestire la mostra "Caravaggio.
Il suonatore di liuto", che per la prima volta avrebbe messo a
confronto diretto due versioni dello stesso soggetto dipinte da
Michelangelo Merisi: il Suonatore di liuto commissionato dal
cardinale Benedetto e il marchese Vincenzo Giustiniani, in
prestito dal Museo dell'Hermitage di San Pietroburgo e
recentemente restaurato; e il Suonatore di liuto già in
Badminton House, Gloucestershire, realizzato per un altro
importantissimo committente e mecenate, il cardinale Francesco
Maria Del Monte. Il tutto accanto ad altre opere di Caravaggio
presenti nella collezione."Abbiamo posticipato tutto all'autunno
- dice la Coliva - E attendiamo la riapertura delle frontiere
perché i due Suonatori arrivino dalla Russia e
dall'Inghilterra".
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