La National Gallery di Londra
lancia una raccolta pubblica online di fondi per cercare di
mettere insieme il denaro che le manca per completare l'acquisto
del Ritrovamento di Mosè di Orazio Gentileschi, unica opera del
pittore pisano vissuto fra '500 e '600 ospitata nelle sue sale.
L'annuncio è stato dato in una nota diffusa dal celebre museo
(diretto dall'italiano Gabriele Finaldi). Il quadro, concesso in
prestito da ormai una ventina d'anni da un collezionista privato
alla Gallery, che vanta un diritto di prelazione ormai in
scadenza, è valutata 22 milioni di sterline (oltre 25 milioni di
euro). L'istituzione ne deva pagare, sottratte le detrazioni
fiscali, quasi 19,5 milioni, ma tra fondi propri, contributi
pubblici britannici e soprattutto di grandi sostenitori privati,
ne ha in cassa circa 17,4 milioni: i 2 mancanti spera di
raccoglierli attraverso singole donazioni private, eseguibili
presso il suo sito ufficiale sotto l'hashtag #SaveOrazio.
Altrimenti il quadro potrebbe finire fuori dal Regno Unito.
Il Ritrovamento di Mosè è stato valorizzato dalla National
Gallery in esibizioni in cui ha potuto essere proposto al
pubblico accanto ad altre opere del barocco italiano di artisti
come Caravaggio o Guido Reni. In anni recenti le è stato inoltre
affiancato l'autoritratto nelle vesti di Santa Caterina di
Alessandria dipinto dalla non meno celebre figlia di Orazio,
Artemisia Gentileschi, acquisito nella collezione dello stesso
museo londinese. Il quadro ha un legame stretto con la capitale
britannica. Fu infatti commissionato attorno al 1630 dopo
l'approdo del pittore alla corte di Carlo I d'Inghilterra -
ultima e più infelice stagione di una vita segnata in precedenza
da un lungo girovagare tra diverse città italiane e quindi da
una tappa a Parigi presso la corte del re di Francia - su ordine
della regina consorte Enrichetta Maria: per celebrare la nascita
in casa Stuart dell'erede al trono, il futuro Carlo II.
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