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Keith Haring, in dialogo con l'Arte

Keith Haring, in dialogo con l'Arte

Dal 21 febbraio a Milano 110 opere dell'artista americano

ROMA, 30 gennaio 2017, 09:47

di Nicoletta Castagni

ANSACheck

Tree of Life, 1985 Acrilico su tela 152,5 x 152,5 cm Collezione privata Keith Haring Foundation - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tree of Life, 1985 Acrilico su tela 152,5 x 152,5 cm Collezione privata Keith Haring  Foundation - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tree of Life, 1985 Acrilico su tela 152,5 x 152,5 cm Collezione privata Keith Haring Foundation - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non solo controcultura socialmente e politicamente impegnata, ma anche le suggestioni dell'arte contemporanea e classica, del Rinascimento italiano e dell'archeologia, fino all'etnografia e ai linguaggi delle civiltà precolombiane: è un Keith Haring a tutto tondo quello raccontato nella grande mostra allestita dal 21 febbraio al 18 giugno negli spazi di Palazzo Reale di Milano. Esposte 110 opere, in alcuni casi inedite o mai viste in Italia, molte di dimensioni monumentali, capaci di illustrare il linguaggio del geniale pittore e writer americano e la complessità della sua ricerca intessuta in un dialogo continuo con l'arte, al di là del tempo e dello spazio. Non a caso il titolo della rassegna è 'Keith Haring. About Art' e, promossa e prodotta dal comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore, si avvale della collaborazione scientifica di Madeinart, con il prezioso contributo della Keith Haring Foundation.

Uno sforzo congiunto che, sotto la curatela di Gianni Mercurio, è in grado di rappresentare fuori dai luoghi comuni e dalle semplificazioni la straordinaria produzione di questo protagonista assoluto della Street Art, caratterizzata dal segno grafico iconico e potente e da un senso dirompente del colore. Le oltre cento opere, provenienti da collezioni pubbliche e private americane, europee, asiatiche selezionate per la sede espositiva milanese hanno dunque lo scopo di andare ancora più in profondità della sua iconografia apparentemente infantile, perfetta però per veicolare messaggi sui temi scottanti del tempo, e contemporaneamente, mettere in luce il suo rapporto con la storia dell'arte. Ecco dunque che all'interno del percorso espositivo, i lavori di Haring si susseguiranno in dialogo con quelle che sono state le fonti di ispirazione, dall'archeologia classica alle arti precolombiane, dalle figure archetipe delle religioni e dalle maschere del Pacifico alle creazioni dei nativi americani, fino ad arrivare ai protagonisti del '900 in Europa e in Usa.

La rassegna ruota infatti attorno a un nuovo assunto critico, secondo cui la lettura retrospettiva dell'opera di Haring non è corretta se non è vista anche alla luce della storia delle arti, che egli aveva perfettamente compreso e collocato al centro del proprio lavoro, assimilandola fino a integrarla esplicitamente nei suoi dipinti e costruendo in questo modo la parte più significativa della sua ricerca estetica. I capolavori dell'artista americano nell'allestimento di Palazzo Reale si affiancheranno così a quelli di autori di epoche diverse, a cui Haring ha guardato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l'impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. In questo dialogo ideale tra il genio della Street Art e le avanguardie del primo e secondo '900, non mancheranno i riferimenti a Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Non bisogna dimenticare che Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del XX secolo e la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha quindi come pochi altri partecipato di un sentire collettivo diventando l'icona di artista-attivista globale. Tuttavia, il suo progetto, reso evidente in questa mostra, fu più ampio ed ebbe lo scopo di ricomporre i linguaggi dell'arte in un unico personale, immaginario simbolico, che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l'arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l'uomo e la sua condizione sociale e individuale. È proprio qui, in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring e da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei. La mostra sarà ordinata in un allestimento emozionante e al contempo denso di rimandi al contesto in cui la breve ed esplosiva vita di Haring gli consentì di esprimersi come una delle personalità più significative dell'arte americana del dopoguerra.

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