Beni culturali di Amatrice e Arquata del Tronto sono stati 'salvati' oggi con due distinte, complesse operazioni condotte dai vigili del fuoco e dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio, con il coordinamento dei tecnici del Mibact e dell'Istituto del Restauaro, che hanno prelevato e messo in sicurezza le opere del museo civico di Amatrice e la copia della Sindone di Arquata del Tronto.
Nella chiesa di San Francesco, pericolante e ad alto rischio di crollo, tre squadre dei vigili del fuoco hanno tolto la copia della Sindone dalla sua teca, inserendola in un'altra con adeguate misure di protezione. La reliquia è una delle quattro copie 'di contatto' esistenti nel mondo, in cui viene riconosciuta una sovrapposizione con la Sacra Sindone custodita a Torino. All'operazione ha assistito la direttrice del Segretariato regionale del Mibact per le Marche Giorgia Muratori. "Essere riusciti a spostare l'opera prima che succedesse qualcosa è una grande emozione" ha detto una donna carabiniere, appena ha visto la teca in legno fissata all'automezzo che l'ha trasporta, scortata dai militari, alla cattedrale di Ascoli Piceno, dove il vescovo Giovanni d'Ercole ha celebrato una messa per gli otto giorni trascorsi dall'inizio del terremoto che ha colpito Marche, Lazio e Umbria.
Grande emozione anche ad Amatrice, dove è stata portata in salvo, nella sede della Forestale di Cittaducale (Rieti) una pala di Cola dell'Amatrice (Nicola Filotesio), raffigurante la Sacra Famiglia, l'unica dell'artista cinquecentesco ancora custodita nella sua cittadina, e altri pezzi di valore dal museo, scoperchiato e a rischio crollo. Opere di valore artistico o religioso, fortemente legate ai territori feriti dal sisma, che rappresentano l' 'anima' delle rispettive comunità. La Sindone "è il simbolo della Resurrezione e il testimone della passione di Gesù, un invito a tutta la comunità a tenere viva la speranza e a impegnarsi per la ricostruzione" ha detto mons. D'Ercole, che ha preparato l'accoglienza della reliquia nella cappella del Santissimo Sacramento. Nell'omelia, il presule ha abbinato "resurrezione e ricostruzione. Non si tratta solo di ricostruire una comunità, ma di farla risorgere, di renderla protagonista di una fase di rilancio".
La copia ('extractum ab originali' la definisce una scritta sul tessuto) del sacro lino, è un unico panno con trama e ordito perpendicolari di 440 cm di larghezza e 114 di altezza. Ignota la provenienza, la fattura e la datazione della reliquia, scoperta nella chiesa di San Francesco durante lavori di restauro nel XVII secolo: il telo era piegato e chiuso in un'urna dorata, nella nicchia di un altare. Una pergamena, datata 1 maggio 1655, redatta ad Alba, è il certificato di autenticazione: il documento riferisce anche che nello stesso anno un lenzuolo di lino della stessa misura fu fatto combaciare con la vera Sindone nella piazza Castelgrande di Torino. Secondo le teorie più accreditate, la Sindone di Arquata sarebbe una 'copia di sicurezza' realizzata nell'eventualità che l'originale, in possesso dei Savoia e non della Chiesa, venisse distrutto o danneggiato: l'ultimo accostamento tra i due teli risale al 1931.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA