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Erbil, la Cittadella simbolo di pace

Erbil, la Cittadella simbolo di pace

Fino a 14/11 a Istituto Treccani, scatti da sito Unesco

ROMA, 10 novembre 2014, 19:07

Daniela Giammusso

ANSACheck

La Treccani dedica una mostra fotografica a Roma dal 4 al 14 novembre sulla Cittadella di Erbil (da giugno nella lista dei siti Unesco) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Treccani dedica una mostra fotografica a Roma dal 4 al 14 novembre sulla Cittadella di Erbil (da giugno nella lista dei siti Unesco) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La Treccani dedica una mostra fotografica a Roma dal 4 al 14 novembre sulla Cittadella di Erbil (da giugno nella lista dei siti Unesco) - RIPRODUZIONE RISERVATA

    Le dimore nel tipico stile ottomano, tra decorazioni e stucchi che raccontano di un Oriente millenario. I capitelli in legno e poi il rincorrersi di cortili e porticati. E soprattutto le sue salde mura, che nei millenni hanno saputo resistere alle terribili truppe mongole guidate da Hulagu, il nipote di Gengis Khan, come agli ultimi attacchi dei terroristi dell'Isis. Così si svela al pubblico la Cittadella di Erbil, tra i più antichi siti di insediamento umano al mondo, nel 2014 capitale del turismo arabo e da giugno tra i tesori della World Heritage List dell'Unesco, negli scatti della mostra che l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani ospita fino al 14 novembre, "La Cittadella: Fascinazioni dell'antica Erbil, cuore del Kurdistan in Iraq", organizzata insieme alla High Commission for Erbil Citadel Revitalization (HCECR) e alla Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno (MAIKI)-Sapienza Università di Roma.

    "La storia di Erbil - racconta il direttore editoriale della Treccani, Massimo Bray - è la storia millenaria di una regione oggi duramente colpita, dove invece i popoli anche lontani hanno sempre avuto la capacità di incontrarsi e rispettarsi". Culla delle civiltà più antiche, lì dove la piana mesopotamica e le regioni del Mediterraneo incontrano l'Altopiano Iranico e le immense distese dell'Asia, Erbil oggi è cuore ed emblema storico della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno. I più antichi reperti identificati, raccontano gli archeologi, sono strumenti litici risalenti addirittura al Paleolitico Medio (300.000-36.000 anni fa). Ma qui sono passati poi i Sumeri, i Persiani, i Greci, i Romani e i Turchi. Uno dopo l'altro hanno lasciato tracce e insediamenti, che oggi formano il grande Tell, la collina artificiale su cui sorge la Cittadella più "moderna".


    Inserita tra le mete da visitare nel mondo anche dal National Geografic e dal New York Times, "Erbil - racconta l'ambasciatore della Repubblica dell'Iraq, Saywan Balzani - è per noi quel che rimane dalla disastrosa devastazione della dittatura di Saddam Hussein che lì ha cancellato il 90% del territorio e più di 4.500 villaggi. Le sue mura sono fatte di case, persone, pietre.


    Sono memoria di un patrimonio dell'umanità che tutti dobbiamo tenere in vita". L'Italia, ricorda l'ambasciatore Luca Giansanti, "è tra i paesi amici. Lavoriamo per la conoscenza e tutela del patrimonio culturale e anche nella lotta al traffico illegale dei beni trafugati". E sotto quel dedalo di strade, in quel terreno ancora tutto da sondare, aggiunge l'archeologo Gianfilippo Terribili, "c'è ancora un inestimabile patrimonio da scoprire. Il sogno di ogni studioso è trovare almeno una traccia del grande tempio della Dea Ishtar, una delle maggiori divinità della regione mesopotamica". La mostra, racconta il direttore dell'HCECR, Dara Yaqoubi, arriva a Roma dopo altri progetti che hanno promosso Erbil anche a Parigi, Berlino e Cracovia. "E può essere - conclude Bray - un modo per affidare alla cultura un messaggio importante di costruzione, dialogo e collaborazione tra i popoli".


    In programma all'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, anche due convegni che ANSA.it seguirà in streaming: "Minoranze e convivenze. Il panorama religioso del Kurdistan in Iraq" (7 novembre) e "La Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno, storia, attualità e prospettive future" (14 novembre).
   

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